Page 41 - Poemi conviviali
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L'ULTIMO VIAGGIO



                                                             I

                                                          LA PALA

                                               Ed il timone al focolar sospese
                                            in Itaca l'Eroe navigatore.
                                               Stanco giungeva da un error terreno,
                                            grave ai garretti, ch'egli avea compiuto
                                            reggendo sopra il grande omero un remo.
                                            Quelli cercava che non sanno il mare
                                            né navi nere dalle rosse prore,
                                            e non miste di sale hanno vivande.
                                            E già più lune s'erano consunte
                                            tra scabre rupi, nel cercare in vano
                                            l'azzurro mare in cui tuffar la luce;
                                            né da gran tempo più sentiva il cielo
                                            l'odor di sale, ma l'odor di verde:
                                            quando gli occorse un altro passeggero,
                                            che disse; e il vento che ululò notturno,
                                            si dibatteva, intorno loro, ai monti,
                                            come orso in una fossa alta caduto:
                                               Uomo straniero, al re tu muovi? Oh! tardo!
                                            Al re, già mondo è nel granaio il grano.
                                            Un dio mandò quest'alito, che soffia
                                            anc'oggi, e ieri ventilò la lolla.
                                            Oggi, o tarda opra, vana è la tua pala.
                                               Disse; ma il cuore tutto rise accorto
                                            all'Eroe che pensava le parole
                                            del morto, cieco, dallo scettro d'oro.
                                            Ché cieco ei vede, e tutto sa pur morto:

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