Page 152 - Poemi conviviali
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E il canto, sotto i cieli arsi dal lume,
                                            a piè dell'universo, era sommesso,
                                            era non più che un pigolìo d'implume

                                            caduto, sotto il suo grande cipresso.



                                                             II


                                            Maath cantava: - O tu che mai non poni
                                            il tuo vincastro, e che pari nell'alto
                                            le taciturne costellazïoni,


                                            Dio! che la nostra vita cader d'alto
                                            fai, come pietra, dalla tua gran fionda...
                                            la pietra cade sopra il Mar d'asfalto.

                                            Pietra ch'è nel Mar morto e non affonda,
                                            la vita! Cosa grave che galleggia,
                                            e va e va dove la porta l'onda!

                                            O Dio, noi siamo come questa greggia
                                            che va e va, né posso dir che arrivi,
                                            nemmen se giunga al pozzo della reggia! -

                                            Addì cantava: - Tu, sola tu, vivi,
                                            o greggia, che non mai dalle tue strade
                                            vedi la Morte ferma là nei trivi.

                                            Vedo qualche smarrito astro che cade:
                                            muore anche l'astro. Ma tu, pago il cuore,
                                            stai ruminando sotto le rugiade.




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