Page 24 - Il pozzo e il pendolo
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colavano sulla mia gola, le loro labbra diacce cercavano
           le mie; ero mezzo soffocato dalla loro pressione affolla-
           ta; un ribrezzo senza nome mi sollevava il petto e mi
           ghiacciava il cuore di un gelo pesante. Un momento an-
           cora e sentivo che la lotta sarebbe terminata. Percepivo
           nettamente il distendersi della fascia. Sapevo che dove-
           va esser già aperta in più di un punto. Con una risoluzio-
           ne più che umana, mi tenevo immobile.
              Non mi ero sbagliato nei miei calcoli; non avevo sop-
           portato il patimento invano. Finalmente sentii che ero li-
           bero. La fascia’ pendeva a nastri dal mio corpo. Ma il
           moto del pendolo toccava di già il mio petto. Aveva la-
           cerato il panno della veste. Aveva raggiunto e tagliato la
           camicia. Fece ancora due oscillazioni e un dolore acutis-
           simo mi percorse ogni nervatura. Ma il momento della

           liberazione era arrivato. A un gesto della mia mano, i
           miei liberatori scapparono a truppe. Con un movimento
           calmo e risoluto, – cauto, obliquo, indietreggiando len-
           tamente – scivolai dalla stretta delle fascie, e lontano dal
           taglio della scimitarra. Per il momento almeno, ero libe-
           ro.
              Libero, e nelle unghie dell’Inquisizione! Ero appena
           sceso dal mio letto d’orrore, sul selciato del carcere,
           quando il moto della macchina infernale cessò, e la vidi
           tirata su da una forza invisibile, attraverso il soffitto.
           Questa fu una lezione che mi mise la disperazione nel
           cuore. Tutti i miei movimenti erano spiati; non c’era più
           dubbio. Libero! non ero scampato alla morte sotto una
           forma di agonia che per essere dato a qualche cosa di


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