Page 27 - Il pozzo e il pendolo
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La terribile differenza aumentava, aumentava rapida-
           mente, con un sordo lamentio o brontolio. In un mo-
           mento, la stanza aveva mutata la sua forma in quella
           d’una losanga. Ma la trasformazione non si fermò lì; io
           non desideravo, né speravo che si fermasse. Avrei potu-
           to stringere al petto le mura ardenti, come una veste di
           pace eterna. La morte! – dissi, – qualunque morte ma
           non quella del pozzo. Stolido! Come non capire che era
           nel pozzo, che mi volevano spingere le mura ardenti?
           Potevo io resistere al loro ardore? E se anche l’avessi
           potuto, come resistere alla loro pressione? E ora la lo-
           sanga si stringeva sempre più con una rapidità che non
           mi lasciava tempo di pensare. Il suo centro, naturalmen-
           te nella sua larghezza maggiore, coincideva col baratro
           spalancato. Indietreggiai, ma le mura restringendosi mi

           spingevano irresistibilmente in avanti. Venne il momen-
           to in cui il mio corpo arso e convulso non trovò più sul
           pavimento della prigione posto per i piedi. Non lottavo
           più, ma l’agonia dell’anima mia si esalò in un alto e lun-
           go urlo supremo di disperazione. Sentivo che barcollavo
           sull’orlo; voltai gli occhi...
              Ma ecco un ronzio discorde di voci umane! E uno
           scoppio, come lo squillo di molte trombe! E un aspro
           rotolio come di mille tuoni! Le mura di fuoco indietreg-
           giarono rapidamente! Un braccio afferrò il mio proprio
           mentre stavo per cadere svenuto nel baratro. Era il brac-
           cio del generale Lassalle. L’esercito francese era entrato
           a Toledo. L’Inquisizione era nelle mani dei suoi nemici.




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