Page 25 - Il pozzo e il pendolo
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peggio della morte, sotto un’altra. A questo pensiero,
           volsi lo sguardo inquieto intorno, sulle barriere di ferro
           che m’imprigionavano. E vidi che qualche cosa di inusi-
           tato, un cambiamento che da principio non seppi misu-
           rare distintamente, era avvenuto nella stanza. Per varii
           minuti di un’astrazione piena di fantasia e di brividi mi
           perdetti in supposizioni vane e incoerenti. Fu in questo
           tempo che, per la prima volta, avvertii l’origine della
           luce solforosa che illuminava la cella. Proveniva da una
           fessura larga circa un mezzo pollice, che girava tutto in-
           torno alla base delle muraglie della prigione, che così
           sembravano, e infatti erano, separate interamente dal
           suolo. Tentai di guardare attraverso quella fessura, ma,
           come si può supporre, fu invano.
              Nel rialzarmi da quel tentativo, il mistero dell’altera-

           zione della stanza si svelò a un tratto al mio intendimen-
           to. Ho già osservato che, benché i contorni delle figure
           sulle mura fossero abbastanza distinti, i colori, però, ap-
           parivano confusi e indefiniti. Questi colori avevano ora
           preso, e sempre più andavano prendendo, uno splendore
           abbagliante, intensissimo, che alle fantastiche e diaboli-
           che immagini dava un aspetto da far fremere nervi ben
           più solidi de’ miei. Occhi di diavoli, di una vivacità biz-
           zarra e sinistra, convergevano sopra di me da mille dire-
           zioni dove prima non erano visibili, e risplendevano del-
           la luce lugubre di un fuoco che invano cercai di suppor-
           re immaginario.
              Immaginario!  Persino nel respirare, veniva alle mie
           narici il vapore del ferro riscaldato! Un odore soffocante


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