Page 18 - Odi e Inni
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gli udii narrare l’isola del Sole,
                         là dove mandre e greggie solitarie

                         pascono, e vanno dietro lor due sole
                         grandi armentarie,



                         con grandi pepli… Ed il tinnir cedeva
                         ad un’arguta melodia di canne:

                         udii cantare il fumo che si leva
                         dalle capanne,



                         le siepi in fiore, i mezzodì d’estate
                         pieni d’un verso inerte di cicale,



                         e rombi delle cupe arnie, e ventate

                         fresche di sale:


                         e chi cantava forse era un pastore

                         tutto nascosto tra le verdi fronde:
                         chiaro latrava un cane tra il fragore

                         vasto dell’onde.


                         Ecco e le cetre levano il tintinno

                         dorico, misto allo squillar del loto
                         chiarosonante. Ed improvviso un inno

                         sbalza nel vuoto:


                         l’aquila è in alto: fulgida nel lume

                         del sole: preda ha negli artigli: lente
                         ondoleggiando cadono giù piume

                         sanguinolente:


                         in alto in alto, sopra i gioghi bianchi

                         d’Etna, più su de’ piccoli occhi torvi:
                         nelle bassure crocitano branchi

                         neri di corvi.


                         Quel crocitare mi destò. Di fronte

                         m’eri, o Sicilia, o nuvola di rosa
                         sorta dal mare! E nell’azzurro un monte:

                         l’Etna nevosa.


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