Page 508 - La mirabile visione
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il dramma di Ugolino egli pensasse o ripensasse nel Casentino o
in una sua gita a Pisa nel tempo che in Pisa sostava Arrigo: ora da
quel dramma dipende, per antitesi, l'episodio di Francesca.
Dunque è verosimile, se non fosse certo per tante altre ragioni,
che Dante, mentre dimorava nel Casentino, mentre si recava a
Pisa, mentre era ancor vivo Arrigo, non avesse cominciata la
Comedia. E poi c'è un'altra prova, misteriosa sì ma molto
persuasiva. Dante in persona, con l'epistola a Moroello Malaspina
e con la canzone sua montanina, racconta il ritorno nel suo animo
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dell'esule visione : il che avvenne quand'egli era fermo in
finibus Thusciae sub fonte Sarni. E l'epistola a Moroello, la quale
nessuno vorrà credere modellata sul racconto del Boccaccio,
viene a riprocacciare fede al Boccaccio in cosa che meno gli si
credeva, nel fatto dei sette canti; come gli epitafi di Minghino e
del Canaccio e la corrispondenza in versi latini confortano l'altro
così ostico racconto di lui intorno ai tredici canti. E così il
novellatore riacquista credibilità anche nel resto.
Negli otto ultimi anni, dunque, nella sua vita raminga, in
Ravenna, Dante cominciò e compiè (appena, appena) la divina
Comedia. Il che non si troverà così superiore alla fede da chi
consideri il disegno semplice del poema. Chi crede che il poema
sia un laberinto irremeabile, non si acconcerà mai a crederlo
finito dal suo Dedalo in così breve tempo. Ma io sottopongo al
lettore gli schemi della grande costruzione; i quali saranno così il
riassunto degli altri capitoli del libro.
Vediamo prima, analiticamente, i rapporti tra l'Eneide, lib. VI (i
versi che numero, sono del VI quando altro non aggiungo), e l'inferno e
purgatorio: tra
l'alta tragedia e la divina comedia
(Enea nel sesto libro è esempio di Dante nel mezzo del cammin di
virtù nella giovinezza "colmo nostra vita, Inf. 1, 1
598 Cap. XXII L'alpigiana.
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