Page 493 - La mirabile visione
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Quell'uno e due e tre che sempre vive,
e regna sempre in tre e due e uno,
non circoscritto, e tutto circonscrive.
tre volte era cantato da ciascuno
di quegli spirti...
La stella affocata è mossa dalle Virtudi che contemplano la
Sapienza del Figlio nel Figlio. Ecco invero la croce, ecco le tre
voci, Cristo! Cristo! Cristo! (ib. 95, 104) In questo cielo dedicato
al Figlio, Dante è chiamato figlio, è abbracciato, lodato, istruito,
consigliato, confortato come figlio. In questo cielo della
Sapienza, la Sapienza personificata in Beatrice lo regge nelle sue
domande che altrove fa da sè o nemmeno esprime. Qui la
Sapienza medesima arride un cenno a Dante, (ib. 15, 71) prima
che parli; ride, quando incomincia col voi romano (ib. 16, 14); gli
dice che parli e gli soggiunge il perchè deve parlare; che è un
savio perchè; (ib. 17, 7) onde Dante si rivolge all'ultimo ancora a
destra (a destra, notiamo) per vedere il suo dovere in Beatrice.
(18, 52) Inoltre i discorsi di Cacciaguida sono un piccolo (o
grande e grandissimo) libro di Sapienza, applicata alla Terra
nativa di lui e di Dante. Infine, ciò che più monta, qui si dirime
vittoriosamente il contrasto tra la Sapienza e la Ventura o
Fortuna, la quale non può prevalere contro la sua contraria. (16,
84; 17, 24 e 26) Dante è amico di Beatrice, che qui gli accenna,
gli ride, gli suggerisce, "e non della Ventura" . Nel Verbo del
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suo trisavo il Figlio si acqueta, "tetragono ai colpi di ventura".
Giove è delle Dominazioni che contemplano la Sapienza del
Figlio rispetto alla carità dello Spirito. Anche qui risuonano le tre
voci, Cristo! Cristo! Cristo! (Par. 19, 104) Continua qui, per così
dire, il liber sapientiae, di cui le prime parole sono scritte dai
beati coi loro stessi splendori: Diligite iustitiam qui iudicatis
terram. Questo per la Sapienza. Ora vediamo per lo Spirito Santo.
569 FPPerez, B. S. pag. 360 sgg.
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