Page 75 - Jane Eyre
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— Mi addosso la responsabilità di una disposizione
           siffatta, — aggiunse come per ispiegare la sua condotta;
           quindi uscì dalla sala.
              Fu portata la merenda con gran piacere di tutta la
           scuola, e dopo si ebbe ordine di andare in giardino.
              Ognuna si mise in testa un cappello di paglia ordina-
           rio, fermato da nastri di cotone, e si ravvolse in un man-
           tello di panno bigio; fui vestita come le altre, e, seguen-
           do le compagne, giunsi all'aria aperta.

              Il giardino era un vasto appezzamento di terreno, cir-
           condato da muri assai alti per impedire gli sguardi indi-
           screti; da uno dei lati eravi un porticato. Il centro, cir-
           condato da larghi viali, era diviso in piccoli boschetti.
              A ogni educanda, entrando, ne era assegnato uno per
           coltivarlo, così che ciascun boschetto aveva una proprie-
           taria.
              Nell'estate, quando la terra si copre di fiori, quei giar-
           dinetti dovevano esser veramente carini, ma alla fine di
           gennaio tutto era pallido, gelato e triste.
              Tremai guardando intorno a me.
              La giornata non era propizia alla ricreazione all'aria
           aperta, non che piovesse, ma tutto era avvolto in una fit-
           ta nebbia umidiccia.
              La tempesta del giorno prima aveva mantenuto la ter-
           ra bagnata.
              Le più robuste fra le educande correvano da una parte
           all'altra facendo esercizi violenti; alcune, pallide e ma-
           gre, andavano a rifugiarsi sotto il porticato, e dai loro
           petti usciva spesso una tosse cavernosa.


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