Page 677 - Jane Eyre
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"I castighi di Dio sono spaventosi: Egli mi colpì in
           modo da umiliarmi per sempre.
              "Sapete che ero orgoglioso della mia forza, e ora deb-
           bo lasciarmi guidare come un bambino.
              "È poco tempo, Jane, che ho riconosciuto nel mio de-
           stino la mano di Dio.
              "Cominciai a sentire il pentimento e il rimorso, a de-
           siderare di riconciliarmi col Creatore, e a pregare talvol-
           ta. Le mie preghiere erano brevi, ma sincere.

              "È poco, perché sono appena quattro giorni, perché
           avvenne lunedì sera.
              "Mi trovavo in una singolare disposizione di animo; il
           dolore aveva sostituito lo smarrimento, la tristezza, l'o-
           stinazione.
              "Da molto tempo mi ero convinto che, non potendovi
           rintracciare, dovevate esser morta.
              "Quella sera, poteva essere fra le undici e mezzanotte,
           avanti di coricarmi, supplicai Iddio di togliermi da que-
           sto mondo e ammettermi in quello dove avevo speranza
           di esser ricongiunto a Jane.
              "Ero in camera mia, seduto accanto alla finestra aper-
           ta, aspirando l'aria imbalsamata della notte.
              "Aspiravo a te, Jane, a te col corpo e con l'anima.
              "Chiedevo a Dio, con lo spirito umiliato e angosciato,
           se non mi poteva concedere ancora la felicità, la pace.
              "Riconoscevo di aver meritato i miei mali, ma gli di-
           cevo pure che la mia tortura era insopportabile.
              "Le labbra, senza che io me ne accorgessi, espressero
           i desiderii del cuore, e io gridai:


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