Page 675 - Jane Eyre
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— Signor Rochester, se ho fatto una buona azione
           nella vita, se ho avuto un pensiero buono, se ho recitato
           con fervore una preghiera, ora ne sono ricompensata.
           Esser la moglie vostra equivale per me alla felicità sulla
           terra.
              — Perché siete contenta di sacrificarvi.
              — Di sacrificarmi! Che cosa sacrifico? La fame per il
           nutrimento, l'ansia per la felicità. Avere il diritto di strin-
           gere fra le mie braccia colui che stimo, di posar le lab-

           bra sulle labbra di chi amo, di riposarmi in chi ho fidu-
           cia, è forse un sacrificio? Se è così, certamente mi piace
           di sacrificarmi.
              — Ma, Jane, bisognerà sopportare le mie infermità e
           guardare sempre a quel che mi manca.
              — Questo non è nulla per me, signore. Vi amo mag-
           giormente, perché posso esservi più utile che nei giorni
           della vostra fiera indipendenza, quando non volevate far
           altro che la parte di donatore e di protettore.
              — Fin qui non ho voluto esser guidato né aiutato: mi
           ripugnava; ma ora è altra cosa. Mi sarà di consolazione
           metter la mano in quella di Jane, di essere aiutato da lei.
           Jane mi piace, e io, le piaccio?
              — Sì, tanto.
              — Ebbene, nulla ci costringe ad aspettare; dobbiamo
           sposarci subito.
              Aveva lo sguardo ardente e la parola; egli ritrovava
           l'antica energia.
              — Bisogna che siamo subito una cosa sola. Appena
           ottenuta la licenza ci sposeremo.


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