Page 317 - Jane Eyre
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— Se non avete da temere più dal signor Mason che
da me, signore, voi siete al sicuro.
— Dio lo voglia! Jane, ecco una grotta, venite a ripo-
sarvici.
La grotta era scavata nel muro e tutta rivestita d'elle-
ra; vi era un sedile rustico.
Il signor Rochester vi si sedè, lasciandomi il posto,
ma io rimasi ritta di fronte a lui.
— Sedetevi, — mi disse, — la panca è abbastanza
lunga per noi due. Non credo che esitiate a starmi ac-
canto, sarebbe male.
Risposi sedendomi, perché capii che avrei avuto torto
di rifiutare più oltre.
— Mia piccola amica, — continuò il signor Roche-
ster, — vedete, il sole beve la rugiada, i fiori del giardi-
no si destano e sbocciano, gli uccelli vanno a cercare il
cibo per i loro piccini, le api operose fanno la prima rac-
colta e io sto per sottoporvi una questione pregandovi di
figurarvi che il caso di cui vi parlerò sia il vostro. Prima
ditemi se vi sentite tranquilla qui, se non temete di ve-
dermi commettere una colpa trattenendovi e se voi stes-
sa non avete paura di agir male restando con me.
— No, signore, sono contenta.
— Ebbene, Jane, chiamate in aiuto l'immaginazione,
supponete che invece di essere una ragazza di animo
forte e bene educata, siate un giovane viziato fin dall'in-
fanzia; supponete di essere in un paese lontano e che là
abbiate commesso una colpa capitale, non importa quale
né per quali motivi, ma una colpa le cui conseguenze
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