Page 133 - Jane Eyre
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Mi fu subito accordato e partii.
Aveva da fare due miglia e la serata era umida. Andai
in due o tre botteghe, impostai la lettera e me ne tornai
sotto una pioggia dirotta. Ero tutta bagnata, ma aveva il
cuore allegro.
La settimana successiva mi parve lunga, ma giunse fi-
nalmente al suo termine, come tutte le cose terrene e in
una bella serata d'autunno mi recai di nuovo a Lowston.
La strada era veramente pittoresca, ma io, invece di
guardarla, pensavo alle lettere che avrei trovato nella
piccola città.
Il pretesto della mia gita in quel giorno era di ordinar-
mi un paio di scarpe e difatti andai subito dal calzolaio,
poi mi diressi verso l'ufficio di posta.
Esso era affidato a una vecchia che portava gli oc-
chiali di corno e i mezzi guanti.
— Ci sono lettere per J. E.? — domandai.
Mi guardò disopra gli occhiali e cercò lungamente in
un cassetto; tanto lungamente che stavo per perdere ogni
speranza, quando finalmente prese una carta, la fissò per
cinque minuti e quindi me la diede, gettando su di me
uno sguardo scrutatore e dubbioso.
— Non c'è altro? — chiesi.
— Nient'altro. — mi rispose.
Riposi in tasca la lettera e tornai a Lowood.
Non potevo aprirla subito; il regolamento mi impone-
va di tornare alle 8 ed erano già le 7 e ½.
Diversi doveri mi aspettavano al mio arrivo; bisogna-
va sorvegliare le alunne nell'ora dello studio, spettava a
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