Page 35 - Il fanciullino
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tale da far dimenticare quelli che prima di lui trovarono pur una mica
        di poesia. Sia grande quanto si voglia il poeta che si aggiunge al cano-

        ne, egli deve sedere su una seggiola, o vogliam dire trono, sola: non ha
        bisogno di due o di tutte, e che un altro o tutti gli altri si rizzino e se ne

        vadano.
            La gloriola non è per te fanciullo! La poesia pura, quando si legge, fa

        che il lettore volgare dica: Come si potrebbe far meglio e più! È vero che
        codesta è illusione d’ornatista... E io penso ai panforti fiorati che sono

        tanto più belli, e si contemplano così a lungo; ma finalmente gli ornati
        si gettano e si mangia il panforte solo. Tuttavia ricordati, anche per via

        di questo esempio fanciullesco del panforte fiorato, che generalmente
        si ammira e loda quel che sta sopra, non quello ch’è sotto. Ricordati che

        la poesia vera fa battere, se mai, il cuore, non mai le mani.





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            Dunque...Ma intendo. Tu non aspiri alla gloriola, ma alla gloria; e così

        distingui, come se la gloriola fosse tra i vivi, e la gloria dopo morte.
        Non voglio dirti (le tue illusioni mi sono care), non voglio dirti che dopo

        morte non sentiremo nulla, di ciò che si dice di noi. Sentirò o almeno
        sentirai: non rabbuiarti. Ma sentirai belle cose? Qui sta il punto. Prima

        di tutto: diranno nulla? Si ha fretta, ai nostri giorni, di vivere; e le visite
        ai camposanti fanno perder tempo. Ci si assorda, ai nostri giorni, con

        la nostra vita; e non è possibile udire lo stridio leggiero delle ombre. I
        morti, ai nostri giorni, non contano più. Un poeta disse che il dì della

        morte era il dì della lode; ma il detto, pochi anni dopo che fu detto,
        non era più vero; e il Prati stesso lo sa, se nel sepolcro qualcosa si sa! E

        questo oblio che preme subito i morti, non è, quanto ai letterati, senza
        ragione e senza giustizia. Noi letterati vogliamo in vita occupar troppo

        il mondo di noi. Se stessimo nel nostro angolo, se non ci sbracciassimo
        tanto nel mezzo della gente, se non vociassimo tanto, non avverrebbe

        questo compenso di silenzio dopo morte. Dunque, diranno nulla di te?
        E se mai, diranno bene e giusto? O credi che allora sarà cessata la ma-

        nia della classificazione, l’artifizio della suggestione, la cecità del partito
        e della setta?

            Vedi: spesso i morti sono disturbati nel loro riposo, e tratti fuori per
        dare addosso ai vivi. Spessissimo. L’invidia sai in che forma si eserci-




        G. Pascoli - Il fanciullino                                                                            31
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