Page 37 - Il fanciullino
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e vita è il sangue, fiume che fluttua
               senz’altro rumore,

                       che un battito, appena, del cuore.



            Nei cuori, io voglio, resti un mio palpito,
            senz’altro vanto che qual d’un brivido

               che trema su l’acque,
                       fa il sasso che in fondo vi giacque.



            Nell’aria, io voglio, resti un mio gemito:

            se l’assiuolo geme voglio essere
               tra i salci del rio

                       anch’io, nelle tenebre, anch’io.



            Se le campane piangono piangono,
            io nelle opache sere invisibile

               voglio essere accanto
                       di quella che piange a quel pianto.



            Io poco voglio; pur, molto: accendere

            io su le tombe mute la lampada
               che irraggi e conforti

                       la veglia dei poveri morti.



            Io tutto voglio; pur, nulla: aggiungere
            un punto ai mondi della Via Lattea,

               nel cielo infinito;
                       dar nuova dolcezza al vagito.



            Voglio la vita mia lasciar; pendula

            ad ogni stelo, sopra ogni petalo,
               come una rugiada

                       ch’esali dal sonno, e ricada



            nella nostr’alba breve. Con l’iridi
            di mille stille sue nel sole unico

               s’annulla e sublima...
                       lasciando più vita di prima.




        G. Pascoli - Il fanciullino                                                                           33
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