Page 54 - Oriana Fallaci - La vita è una guerra ripetuta ogni giorno
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ancorate,  un  rogo  apocalittico.  A  un  certo  punto  il  pilota  dell’elicottero  si  è

          abbassato  ancora  di  più,  gli  era  sembrato  di  vedere  un  gruppo  di  vietcong,  e  il
          mitragliere si è chinato sulla mitraglia. Ma non ha potuto nemmeno incominciare a
          sparare: il fumo nero ci aveva inghiottito, rendendoci ciechi. Ci siamo rialzati e il
          pilota, coperto di fuliggine, ha esclamato per consolarsi: «Good job, un buon lavoro.
          In questo punto i vietcong non ci sono più».

              […] Dopo il volo con l’elicottero sono andata alla pagoda An Xuang, quella del
          venerabile Tri Quang. Tri Quang è scappato perché lo accusano di aver favorito i
          vietcong  e  la  pagoda  non  esiste  più  fuorché  nella  facciata  bucata  di  colpi.  Della
          stanza dove lo intervistai e dove mi dette la lettera da portare al Papa è rimasta solo
          una parete: quella dov’era appoggiato il tavolo con la fotografia di Gandhi. Dinanzi
          a  tanto  disastro  sostava  una  piccola  folla  e  un  cantastorie  cantava  qualcosa  che
          assomigliava a una canzone di guerra. Ho chiesto al mio interprete di tradurre ciò

          che cantava e lui, con un lampo di terrore negli occhi, s’è rifiutato. Ma ho capito lo
          stesso quel che il cantastorie cantava quando la folla gli ha fatto cenno di smetterla:
          agitando le mani o portando l’indice alle labbra. No, la battaglia di Saigon non è per
          niente finita. 11
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