Page 85 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
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Morte di un eroe
Alessandro Panagulis è morto per aver cercato la verità ed averla trovata. 13
Alla fine, nell’estate del 1975, incominciò la sua ultima battaglia: la ricerca dei
documenti dei servizi segreti della Giunta che avrebbero dimostrato le responsabilità
e le colpe dei politici al potere. Una specie di Watergate greco, condotto però, come
sempre, da solo. Questa pericolosa ricerca, lo ripeto, affrontata in totale solitudine,
durò mesi. All’inizio del 1976 aveva recuperato la maggior parte dei documenti che
cercava. Carte scottanti, sufficienti per mettere alla berlina gli uomini più potenti
della Grecia. Cioè l’intero governo e perfino i membri dell’opposizione e del suo
stesso partito. Si staccò dal partito e rimase in Parlamento come indipendente, e da
quel momento sorse il vero problema: come rendere pubblici quei documenti. Cercò
di pubblicarli sui giornali. Venne fermato. Cercò di pubblicarli in un libro. Glielo
impedirono. Decise allora di consegnarli al primo ministro Karamanlis in
Parlamento, nel corso di una sessione speciale. Ma commise l’errore di annunciare
questa sua mossa. Il tutto sarebbe dovuto avvenire il lunedì, il 3 maggio. Ma nel
weekend, cioè nella notte tra il venerdì e il sabato, il 1° maggio, venne assassinato in
un falso incidente d’auto. 14
Mi aveva detto di queste due automobili che lo seguivano tutte le sere quando
tornava a casa, e siccome non era la prima volta che succedeva… […] Loro
cercarono molte volte di ammazzarlo con l’automobile, di ammazzarci, perché
almeno tre volte c’ero anch’io sull’automobile… Questo è un punto importante […],
questa morte che arriva sempre sotto forma di automobile con questi fari al posto
degli occhiali, per ammazzarlo, per ammazzarci… E quando lui mi disse che lo
seguivano tutte le sere io capii che era una faccenda seria. Ero a New York, ero
andata per fare una lecture in un’università, l’Amherst College. Tornai da Amherst,
che è lì nel Massachusetts, vicino a Boston, lo chiamai e lui mi raccontò subito
questa cosa, alla quale aveva già alluso nei giorni avanti. Nei giorni avanti però non
avevo dato peso eccessivo, e poi tutte le sere, perché lo chiamavo, c’è questa cosa
meravigliosa di poter chiamare in diretta da New York, lo chiamavo anche due volte
al giorno, ed era sempre tragicamente depresso e preoccupato. L’ultimo giorno ebbi
veramente l’impressione che quasi avesse paura insomma, che era una cosa, una