Page 84 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
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Atene ed era stremato dalla tensione e dalla fatica. Gli misi il libro sul guanciale, di
fianco alla testa, poi uscii di nuovo perché dovevo andare in redazione a scrivere un
articolo per il mio giornale e, quando tornai in hotel, nella nostra stanza, lo trovai
ancora addormentato ma con il libro tra le braccia. Come se, invece che un libro,
fosse un bambino. 8
Perché ho la prova d’avere amato tanto Alekos? Perché gli permettevo di invadere la
mia solitudine. Per esempio: io non riesco a dormire nello stesso letto con un’altra
persona. E dormire con Alekos era uno strazio perché prendeva tutto il letto per sé,
mi spingeva sempre più in là, più in là, finché cacciavo un urlo: «Perdio! Il letto è
anche mio!». E due volte mi ha fatto ruzzolare giù e mi sono veramente arrabbiata.
Oh, come mi sono arrabbiata! E poi teneva la luce accesa quando io la volevo
spenta, spenta quando io la volevo accesa; toglieva le coperte di lana quando avevo
freddo, le metteva quando avevo caldo. Eppure dormivo con lui. Perché lo amavo.
L’amore non si misura nel momento in cui fai l’amore ma dopo. Quando rivorresti la
tua solitudine e per amore accetti di non essere sola. 9
Lui diceva: «Noi due siamo nati per litigare!». Litigi omerici, smusate interminabili.
Nessuno dei due cedeva mai, Proprio perché eravamo troppo uguali. […] Per due
persone che hanno il culto della libertà, anche della loro libertà individuale, un
grande amore non può essere che un’insopportabile catena. E il fatto stesso che la
catena non si spezzi malgrado il loro culto della libertà dimostra quanto il loro
amore sia grande. 10
Noi non avevamo un certificato matrimoniale e vivevamo a indirizzi diversi, ma il
nostro legame era fortissimo, più serio di tanti legami matrimoniali, ed Alekos
voleva che durasse sempre, io volevo che durasse sempre. La mia casa era la sua
casa, la sua casa era la mia casa. La sola differenza dal legame matrimoniale era che
ci lasciava la libertà di cui i nostri caratteri avevano bisogno, e che la cosa non
riguardava le nostre famiglie. Riguardava solo noi due. 11
Uno dei paradossi della vita di quell’uomo che poteva avere tutte le donne che
desiderava, è che scelse e collocò nella sua tragedia finale una donna tutt’altro che
sexy di 42 chili per un metro e 55, che chiamava «alitaki», ragazzino. Quando gli
domandai che cosa diavolo gli piacesse di me, a parte la mia personalità, lui rispose
candidamente: «Sembri un ragazzo. Un ragazzino». 12