Page 60 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
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Li  ho  pagati  con  l’assegno  che  ritenevo  scritto  per  errore.  Il  mese  prossimo

          invece li pagherò in moneta. Appartengo ormai all’AFTRA. E ogni giorno mi giungono
          opuscoli, letterine, disposizioni dell’AFTRA. Su carta di riso, con uno stemma dove si
          vede un microfono, un’antenna televisiva e un violino. Le letterine incomincian così:
          «Dear  fellow  Aftran…».  Caro  compagno Aftran…  Stamani  me  n’è  giunta  una  dal
          presidente,  Mel  Brandt.  Mi  informava  che  stiamo  avviandoci  verso  uno  sciopero:
          «Se i capitalisti che sfruttano i buoni performer non la smettono subito, noi entriamo

          in sciopero. V’è una febbrile attività nel Comitato sciopero, Strike Committee: devi
          dare,  compagno,  il  tuo  contributo».  Ho  chiesto  che  contributo,  sono  senza  lavoro,
          nessuno mi ha più chiamato dopo il Tonight Show: neanche come ballerina di fila nei
          teatrini  del  Village.  Mi  hanno  detto:  meglio,  così  hai  tempo  di  lavorare  per
          l’AFTRA.  31



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          Io non so mai quando parto e quando arrivo. Capita, ad esempio, che mi trovi a Saint
          Louis e all’improvviso mi venga l’idea di correre a Mexico City, per comprarci un
          sombrero.  Così vo all’aeroporto e cinque ore dopo sono a  Mexico  City.  Ciò può
          apparirLe  bizzarro,  mio  padre  dice  che  è  squinternato:  ma  la  gente  che  scrive  è
          sempre un po’ squinternata.      32



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          Non nego di essere capace di scrivere solo di me stessa. È un grosso limite forse, ma
          è  anche  la  verità.  […]  Quanto  alle  interviste,  è  verissimo  che  io  sono  spesso  un
          personaggio determinante: ma questo per me è un atto di onestà, perché rendo chiaro
          che quello è il mio punto di vista. Io all’obiettività non ci credo. […]
               Sono una donna di molti difetti, sicuramente destinata all’inferno. [Vivo, N.d.R.]
          facendo  e  disfacendo  valigie,  scrivendo,  viaggiando,  producendo  vino  Chianti,
          miele, tenendo un allevamento di quaglie. La mia vera casa, quella dove non sto mai,

          è la casa che ho comprato in campagna, circondata da boschi, da vigne, e con una
          gran  cantina  piena  di  ottimo  vino.  La  mia  grande  ambizione  è  aver  scritto  sul
          passaporto, alla parola «mestiere», «produttore di vino».


               Giorni fa ero a Madrid. Il torero Bienvenida affrontava da solo, in una corrida,

          sei tori Miura. Al terzo toro mi tolsi il cappello, un cappello che mi piaceva tanto (a
          me piacciono i cappelli, i gioielli, piacciono tutte le inutili cose che piacciono a tutte
          le  donne),  e  lo  gettai  nell’arena:  tanto  lo  ammiravo.  O  dovrei  dire  lo  invidiavo?
          Aveva tanto coraggio. Nessuna virtù, neanche l’intelligenza, neanche la bontà, è per
          me affascinante quanto il coraggio. Nessuna virtù è per me così virile. Ciò che amo
          di più al mondo è la virilità, e non c’è virilità senza coraggio. Il più bel complimento
          che una donna può ricevere è «sei virile, sei un grand’uomo». La virilità non dipende
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