Page 58 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
P. 58

gridato come si permette, dico, di avere le chiavi della mia casa, di entrare così, e

          lui ha detto offeso è la Regola, è la Regola ovunque a New York: queste chiavi mi
          servono per venirle in soccorso se lei si sente male, per pigliare il cadavere se lei
          muore  e  nessuno  lo  sa,  per  bruciare  ogni  cosa  se  lei  non  paga  l’affitto  anticipato
          entro il primo del mese. Dopodiché ha guardato la roba della divorziata di Boston e
          ha detto: «Io brucio ogni cosa». […]
               Anche questa, ho capito, è la Regola. Una regola che superi solo pagando venti

          dollari tondi di mancia, e pagando capisci perché a New York ci son tanti incendi, il
          sibilare delle autopompe ti ferisce in continuazione le orecchie, i pompieri si danno
          delle arie quando passano ritti nelle loro uniformi, attraversano strade col semaforo
          rosso: per andare a spegner le fiamme dei sovrintendenti che bruciano tutto, e questa
          è Regola.  30



                                                           ***



          Non  vado  pazza  per  la  televisione.  Soprattutto  non  vado  pazza  per  apparire  in
          televisione. L’idea d’essere vista sopra uno schermo mi rende nervosa, mi fa sentire
          indecente, e v’è un solo mezzo per vincere tale complesso: pagarmi. La televisione
          americana, di solito, paga assai bene. E il Tonight Show paga benissimo. Il Tonight
          Show è lo spettacolo televisivo più popolare d’America.  Va in onda ogni sera in
          ogni  Stato  dell’Unione,  con  un  certo  Johnny  Carson  che  intervista  la  gente  più
          assurda,  attori,  cantanti,  prestigiatori,  scrittori,  campioni  sportivi,  vedove  celebri,

          famosi assassini, e li paga ciascuno con un minimo di dollari trecentoventi.  Oltre
          duecentomila  lire.  Mi  convinsero  quelle  duecentomila  lire.  Un  prezzo  garbato  se
          pensi che si trattava di star lì soltanto dodici minuti a parlar di un mio libro appena
          uscito quaggiù, If the Sun Dies, e così andai, a diciassettemila lire al minuto parlai,
          descrissi  al  popolo  degli  Stati  Uniti  la  necessità  di  cercare  altri  Soli  se  il  Sole
          muore, tornai a casa con la precisa coscienza di non averli convinti granché ma di

          aver intascato trecentoventi dollari, vale a dire la somma che pago al mese per un
          microscopico  appartamento  in  Manhattan.  Riscattata,  purgata.  Finché  giunse
          l’assegno. Un assegno di venti dollari soli.
               Naturalmente pensai ad un errore. E in tal convinzione chiamai il Tonight Show,
          dissi loro che avevo avuto l’assegno ma c’era un errore. Risposero che non c’era
          errore:  dei trecentoventi, novanta li avevano presi le tasse. «Novanta?!» «Eh, sì.»
          «Capisco.  Ma  il  resto?  Trecentoventi  meno  novanta  fa  duecentotrenta.

          Duecentotrenta meno venti fa duecentodieci. Chi ha preso quei duecentodieci?» «Bè,
          i sindacati.» «Che sindacati?!» «Il sindacato dei performer, insomma degli attori. In
          particolare,  l’American  Federation  of  Television  and  Radio  Artists  detta AFTRA.»
          «Ma io non sono un performer, io non appartengo all’AFTRA.» «Sì, invece.» «Guardi,
          si  sbaglia.»  «Non  ci  sbagliamo:  lei  ha  firmato  perfin  la  domanda  per  essere

          ammessa.» «Io?! Quando?» «Prima d’entrare in scena.» In realtà, il mio ricordo è
          confuso,  qualche  secondo  prima  di  entrare  in  scena  qualcuno  mi  aveva  porto  dei
          fogli dicendo: «Firmi qui, svelta. Si tratta di una trascurabile formalità». Ed io in
   53   54   55   56   57   58   59   60   61   62   63