Page 32 - Oriana Fallaci - Solo io posso scrivere la mia storia
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Via da Firenze: da «Epoca» all’«Europeo»
Passai del tutto a «Epoca», come redattore. Qui rimasi due anni o tre, cioè fino
quando non venni assunta da «L’Europeo». 38
Professionalmente, il periodo più nero della mia vita. [Zio Bruno] mi affidava solo
lavori scomodi, senza importanza, mi negava il diritto di protestare. Lo piantai per
disperazione. 39
Mi voleva bene ma temeva di passare da nepotista, era la sua ossessione, e non mi
faceva mai scrivere nulla di importante. Una volta mi fece scrivere un pezzo sul
gelato. 40
Ma continuai ad amarlo. Era così intelligente. Non a caso, in famiglia, lo chiamavano
con dolce astio Settecervelli.
Di nemici ne aveva parecchi, soprattutto a causa del suo caratteraccio e della sua
abitudine a chiamare cretino i cretini. Quando morì […], si dimenticarono addirittura
di ringraziarlo per aver fatto tanti giornali e allevato, come una chioccia alleva i
pulcini, molti fra i più noti giornalisti italiani. Furon covati quasi tutti da lui, io
rappresento uno dei pochi casi sfuggiti alla sua generosità. Temeva talmente le
accuse di nepotismo. Anzi, detestava i nepotismi nella stessa misura in cui detestava
le lusinghe. […]
Da vecchio, questo suo santo vezzo di incoraggiare alla cultura le donne cui
voleva bene lo esercitò perfino su me. Veleggiavo ormai da sola, contento narrava
che non-gli-chiedevano-più-se-fossi-sua-nipote-ma-se-lui-fosse-mio-zio, quindi
poteva aiutarmi senza essere accusato di nepotismo. Così prese a seguirmi,
incontrarmi, inviarmi lettere, attraverso ciò a insegnarmi il modo di interpretare le
cose, esprimerle con stile facile e accessibile a tutti, infine denunciarle senza paura.
«Il primo dovere di un giornalista è non annoiare. Il secondo è non avere paura. Il
terzo è non buttare via nulla.» Nel 1967 […] chiesi di mandarmi in Vietnam come
corrispondente di guerra perché me lo aveva consigliato lui. 41