Page 64 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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riguardi del Medio Oriente. «Ci danno le armi senza i pezzi di ricambio.
             Vorrebbero  che  si  dipendesse  da  loro.»  Castro  non  gli  andava  bene

          perché «era un gran vanitoso e non aveva alcun merito de la rivoluzione
          a  Cuba».  La  Cina,  sì,  gli  piaceva  perché  aiutava  i  palestinesi  in  modo
          incondizionato.  Verso  Mao  Tse-tung,  tuttavia,  provava  una  specie  di
          di denza:  «Non  ho  mai  potuto  so rire  gli  uomini  che  pretendono  di
          sostituirsi  a  Dio».  L’unico  comunista  col  quale  sarebbe  andato  d’accordo

          era morto: «Che Guevara l’ho sempre amato e quando lo uccisero provai
          un grosso dolore. Se fosse vivo, oggi, sarebbe con noi».
             Poi, parlava da circa un’ora, un  dayn prese a tirargli la manica e a

          sussurrargli qualcosa. Chiesi che volesse. Abu Mazim rispose: «Dice che ha
          una  domanda  da  porle  a  nome  di  tutti.  Perché  dice  che  lei  vuol  sapere
          tutto di noi ma noi non sappiamo nulla di lei. Dice: lei trova che abbiamo
          ragione  o  no?».  «Sì,  Abu  Mazim.  Temo  che  abbiate  ragione.  Però…»
          «Però?» «Però ho da raccontarvi una storia, semplice e breve.»

             «Racconti.»  «Quand’ero  bambina  volevo  molto  bene  a  una  maestra  di
          scuola che era la migliore ragazza del mondo. Si chiamava Laura Rubicek
          e viveva insieme a sua madre che era una vecchietta dolcissima e bianca.

          Una notte arrivarono i tedeschi e le portarono via. Perché erano ebree. E
          non  tornarono  più.  Capisce?»  «Capisco.»  «E  non  ammetto  che  ciò  si
          ripeta. E non lo ammetterò mai. Capisce?» «Capisco, signora. Ora posso
          risponderle?» «Prego.» «Anche la mia risposta è semplice e breve. Noi non
          odiamo gli ebrei. Alcuni di noi sono sposati a ragazze ebree, molti di noi

          sono  amici  di  ebrei.  Noi  odiamo  i  sionisti.  Perché  esser  sionisti  è  come
          esser  nazisti:  signi ca  credere  in  uno  Stato  razzista,  espansionista,
          imperialista. Voi in Occidente identi cate Israele con gli ebrei: non è la

          medesima cosa perché…» Il  dayn di prima tornò a tirargli la manica e a
          sussurrargli qualcosa. «Che vuole, Abu Mazim?» «Dice che vuol risponderle
          lui.» «Va bene.» Seguì un grande silenzio, poi un colpo di tosse, in ne il
          gesto  di  una  mano  che  si  strappava  il  kassiah  dal  viso:  rivelando  un
          ragazzo. E il ragazzo parlò. In arabo, lento, perché Abu Abed traducesse.

          «Io, queste cose di cui mi parli, io le conosco. Non perché le ho viste ma
          perché  le  ho  lette  sui  libri  e  perché  le  ho  udite  dai  miei  genitori  che
          vivevano  accanto  a  una  famiglia  di  ebrei.  E  penso  che  siano  state  cose

          orribili, inconcepibili. I campi di sterminio eccetera. Ma fummo noi arabi,
          noi palestinesi, a commetterle? Lo sai bene che no. Lo sai bene che foste
          voi europei. E dopo vi vergognaste e tentaste di scordare dicendo che gli
          ebrei dovevano avere una patria per sé. E li mandaste da noi. Ma se ci
          tenevate  tanto  a  dargli  una  patria,  perché  non  gli  deste  la  vostra?  Un

          pezzo di Germania, o d’Italia, o di Russia o d’America?
             Credevate che qui ci fosse il deserto? E se gli ebrei sono buoni come la
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