Page 421 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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incomincia a essere una minaccia per il genere umano. Quanto alla
Scienza, mioddio. Da giovane mi inchinavo alla Scienza con la stessa
devozione che i mussulmani hanno per il Corano. Lo stesso ossequio che
hanno per Maometto. Volevo diventare uno scienziato, e per questo mi
iscrissi a Medicina. Del resto ancor oggi per la Scienza ho un istintivo
rispetto, una passione che nemmeno i Frankenstein riescono a spengere.
E sarei un’imbecille se negassi che l’umanità è andata avanti anche grazie
a lei. Sai, anche a me piace andare sulla Luna e su Marte. Anzi mi piace
assai più di quanto piaccia agli avanguardisti. Anche a me piace usare il
telefono, la radio, l’aereo, la TV. E se per il momento sono ancora viva lo
devo alla Medicina che sia pur facendomi spesso sentire un embrione nel
congelatore, una cavia alla mercé d’un ricercatore, mi ha curato e mi
cura. Però… Però la Scienza è come il fuoco. Può fare un gran bene o un
gran male. Come il fuoco può scaldarti, disinfettarti, salvarti, oppure
incenerirti. Distruggerti. Come il fuoco, spesso fa più male che bene. E il
motivo è proprio quello che, come il fuoco, non si pone problemi morali.
Per lei tutto ciò che è possibile è lecito. Lascia perdere la retorica: di
scrupoli la Scienza ne ha sempre avuti pochini. Di rimorsi, ancor meno. Si
è sempre arrogata il diritto di fare ciò che voleva fare, che vuol fare
perché si può fare. E facendolo non s’è mai chiesta se ciò fosse giusto.
Peggio: come una bagascia che vende il suo corpo, s’è sempre venduta al
miglior o erente. Ha sempre rincorso i premi Nobel, la sua vanità, il suo
delirio di onnipotenza, la sua brama di sostituirsi alla Natura. (Ratzinger
dice «sostituirsi a Dio».)
E delle sue vittime ha sempre tenuto un ben scarso conto. Non ne
teneva conto nemmeno il sublime Leonardo da Vinci che da pittore
dipingeva squisite Madonne e squisite Monne Lise e squisitissime Signore
con l’Ermellino, ma da scienziato o riva i suoi servigi a Ludovico Sforza e
progettava macchine da guerra allora inimmaginabili.
Super cannoni, super mitragliatrici, super carri armati, super elicotteri
per bombardare la gente. Non ne tenne conto neanche l’onesto
Oppenheimer che insieme a Teller costruì l’atomica. E non mi consola
a atto ricordare che prima di farla esplodere a Fort Alamos abbia inviato
ai suoi colleghi di Berkeley il telegramma nel quale, citando un passaggio
del sacro testo indù Bhagavad Gita e paragonandosi al dio Khrisna, si
malediva senza pietà. «Io sono diventato la Morte, il distruttore dei
mondi.» Del resto non fu un chirurgo, il dottor Joseph Ignace Guillottin
che nel 1789 inventò la ghigliottina? Non fu un altro medico, il dottor
Louis, che nel 1791 ne guidò la fabbricazione? Per ogni penicillina la
Scienza ci regala una ghigliottina. Per ogni Pasteur o Madame Curie o
Marconi ci regala un Mengele. O almeno un Oppenheimer, almeno un