Page 419 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
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reazionaria. E aggiungo: davvero non v’è limite all’incoerenza dei
voltagabbana. Un tempo gli odierni cultori del cannibalismo urlavano che
era crudele sacri care gli animali nei laboratori. E ne convengo. (Ho visto
cose atroci nei laboratori. Una volta a New York ho visto togliere il cuore
a una cagnolina, sostituirlo col cuore di un maialino, e poi piazzarlo sotto
il naso della povera creatura per vedere se lo riconoscesse. Lei l’ha
riconosciuto e s’è messa a mugolare disperatamente. Un’altra volta a
Chicago ho visto togliere il cervello a una piccola scimmia. Da viva, visto
che il cervello doveva restar vivo attraverso un’irrorazione di sangue. Si
chiamava Libby, e mentre la legavano al lettuccio operatorio mi ssava
come se implorasse il mio aiuto. Infatti mi vergognai. Vomitai e il
Frankenstein di turno, un noto ricercatore, mi chiese stupito: «Why,
perché? La credevo meno schizzinosa. Less squeamish. Libby non ha mica
un’anima».) Piangevano anche sui topi usati per sperimentare i farmaci,
quei parolai. Li de nivano martiri e per difenderli inscenavano bellicosi
cortei simili a quelli dei paci sti che la pace la vogliono da una parte e
basta. Ora invece accettano che le cavie siano i nostri gli mai nati,
sacri cati come la cagnolina di New York e come Libby. Accettano che le
cellule di queste nuove cavie vadano ad arricchire le ditte farmaceutiche il
cui cinismo supera quello dei mercanti d’armi, accettano che gli embrioni
vengano squartati come bovi nelle macellerie per ricavarne tessuti e
organi da vendere come si vendono i pezzi di ricambio per un’automobile.
Accettano che tutto ciò miri a realizzare il Mondo Nuovo di Huxley, a farci
diventare uomini Alfa o Beta o Gamma o Dio sa cos’altro. Campioni di
salute e di bellezza ma senza cervello o mostri intelligentissimi ma senza
braccia e senza gambe? (A proposito: nei laboratori di ricerca un’altra
volta ho visto un uccello che chissà perché, suppongo per divertirsi,
avevano fatto nascere senza le ali.
Sembrava una palla fatta di piume e basta. E mi guardava con certi
occhi che al confronto i Prigioni di Michelangelo cioè le quattro statue con
la testa o gli arti ancora inseriti dentro la pietra, sembrano creature
felici…) E va da sé che ormai le cavie siamo anche noi. Una donna che
subisce l’estrazione di un ovulo è certamente una cavia. Una che per
restare incinta se lo fa impiantare, lo stesso. Grazie a una scienza che è
sempre più tecno scienza, grazie a una medicina che è sempre più tecno
medicina, quindi sempre più disumana, siamo cavie per no nei casi
estranei alla fecondazione arti ciale. Quando mi sottopongo a una
radioterapia, per esempio, specialmente in America non vedo esseri
umani. Intuisco che i medici e i tecnici stanno da qualche parte, sì. Forse
al di là del vetro che separa la loro stanza dalla stanza nella quale mi
trovo con le apparecchiature e basta. Ma di loro non mi giunge neanche