Page 20 - Oriana Fallaci - Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam
P. 20

abbassavano come il singulto di un animale ferito. Era molto piccola, così
          raggomitolata  per  terra,  e  veniva  voglia  di  fare  qualcosa  per  lei:  come

          aiutarla  a  scappare.  «Vuole  vederla?»  chiese  il  pakistano.  «Sì,  mi
          piacerebbe vederla,» dissi «se non disturbo.» «Macché disturbo. È solo una
          donna» disse il pakistano. Poi chiese alle donne di scoprire il volto della
          sposa perché lo vedessimo. Le donne alzarono il velo ma non vidi subito il
          volto perché lei lo pressava sopra i ginocchi. Allora una donna in lò una

          mano  tra  la  sua  testa  e  i  suoi  ginocchi,  la  agguantò  per  il  mento  e  lo
          sollevò finché non lo vidi.
             Era un volto di bimba, olivastro, pesantemente truccato, ma così acerbo

          che  sembrava  una  bimba  truccata  come  una  donna  per  giocare  alle
          signore. Aveva quindici anni, mi dissero, e le sue palpebre erano chiuse,
          spalmate di polvere argentea. Tra le ciglia lunghe, setose, scendeva lenta
          una  lacrima.  «Le  dica  che  non  c’è  ragione  di  piangere»  mi  disse  il
          pakistano.  «È  stata  al  liceo  e  capisce  l’inglese.»  Mi  inginocchiai  perciò

          sulla  stuoia  e  le  dissi  che  non  c’era  ragione  di  piangere.  Avevo  visto  lo
          sposo,  le  dissi,  era  bello  ed  aveva  un’aria  gentile.  Lei  mosse  le  labbra,
          cariche  di  rossetto  scurissimo,  e  sembrò  lì  per  dire  qualcosa,  ma  non  la

          disse. Si girò invece verso una delle donne e bisbigliò, in pakistano, una
          frase brevissima. «Cosa ha detto?» domandai.
             «Ha  chiesto  se  lo  sposo  ha  davvero  l’aria  gentile»  tradusse  la  donna.
          «Ha  un’aria  molto  gentile,»  insistetti  «e  sono  sicura  che  si  innamorerà
          molto di lei e le vorrà molto bene.»

             Questa  volta  la  sposa  sembrò  non  capire  e  bisbigliò  ancora  qualcosa
          all’orecchio  della  medesima  donna.  «Cosa  ha  detto?»  domandai.  «Ha
          chiesto  cosa  signi ca»  disse  la  donna  e  rideva:  come  se  avessi  fatto  un

          discorso bu o. Il pakistano intervenne: «Intende dire che lui ti darà molti
          figli». Poi si allontanò perché la sposa doveva andare nella stanza da letto
          ad aspettare lo sposo.
             La stanza da letto era l’unica stanza completamente arredata di tutta la
          casa. Poiché era un uomo moderno, lo sposo aveva comprato mobili molto

          europei,  in  mogano  lucido,  con  gli  specchi  e  le  maniglie  di  plastica.  Il
          letto aveva lenzuoli azzurri e la coperta di raso rosa, trapunta. Nel mezzo
          c’era  una  bambola  americana,  di  quelle  che  si  comprano  da  Macy’s  per

          quindici dollari. La sposa fu quasi sollevata di peso e deposta vicino alla
          bambola  come  se  ci  dovesse  giocare.  Le  fu  tolto  il  pesantissimo  velo  e
          rimase  in  abito  da  cerimonia:  pantaloni  di  raso  rosso  e  cappa  di  raso
          rosso  con  le  maniche  lunghe.  Era  molto  bella  e  quando,   nalmente,
          sollevò le palpebre gon e, anche i suoi occhi mi parvero belli: così carichi

          di  rassegnazione  e  spavento.  Aveva  smesso  di  piangere,  sorrideva  un
          pochino, ma quando la suocera disse a tutte di andarsene e la lasciò sola,
   15   16   17   18   19   20   21   22   23   24   25