Page 54 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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Berlinguer, le pongo la stessa domanda con la parola Italia al
posto della parola Iugoslavia». Rimase a lungo zitto e poi
rispose: «Un piccolo professore, ad esempio un professore di
filosofia in un piccolo College d'una piccola città americana».
Conosce Fassino?
Un po'. Lo incontrai nella tarda estate del 2002, quando i no-
global volevano entrare nel Centro Storico di Firenze e sfregiare
i monumenti senza che il pessimo sindaco e il pessimo
presidente della Regione muovessero un dito. Anzi, mentre a
spese dei cittadini gli prestavano la Fortezza da Basso dove una
sera alcune squadracce avrebbero tentato di dare alle fiamme i
miei libri. Bruciarli come nel 1933, a Berlino, i nazisti avevano
bruciato quelli degli ebrei. Bè, per impedire che quei
gentiluomini entrassero nel Centro Storico mi detti un gran
daffare. L'ho già detto parlando dei motivi che quell'anno mi
fecero dimenticare l'Alieno.
Venni in Italia, dunque, e mi rivolsi a un mucchio di cosiddette
autorità. A Destra e a Sinistra. Ed una di queste fu Fassino che
venne a trovarmi in casa di mia sorella Paola a Milano. Sì, al
momento di riceverlo provavo una certa curiosità. Dopotutto era
l'uomo che ora stava al posto di Berlinguer, compito nel quale i
suoi predecessori avevano penosamente fallito. Con quella
curiosità aprii la porta. Entrò un giovanotto lungo lungo e secco
secco, col nasone a punta e il completo grigio piombo, la faccia
angosciata e gli occhi inquieti di Carlo Alberto. Sicché...
Carlo Alberto principe di Savoia e Carignano, re di Piemonte e
di Sardegna, concessore dello Statuto nel 1848?
Proprio così. Stessa altezza, stessa magredine, stessa
espressione insicura. Non gli mancavano che i baffi e la barba
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