Page 58 - Oriana Fallaci - Intervista con se stessa. L'Apocalisse.
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Un uomo che nella Resistenza s'è battuto come pochi. E per
tutto ringraziamento i comunisti l'hanno infangato, denigrato,
perseguitato, arrestato come un criminale. C'erano anche vari
carabinieri e vari militari dell'esercito disfattosi l'8 settembre,
ignorante! Vai a parlare di foibe, piuttosto. Oppure vai a parlare
dei partigiani non-comunisti che i partigiani comunisti
fucilavano in Toscana e in Piemonte e in Lombardia!
Suvvia, non si arrabbi...
È mio sacrosanto diritto arrabbiarmi. Perché io c'ero. Ero una
piccola comparsa di quattordiciquindici anni. Una comparsa con
le treccine. Ma c'ero. E non ho bisogno di leggere i libri di
Storia che il vanesio con la testa rapata alla Yul Brinner non ha
letto o finge di non aver letto, per buttargli in faccia la verità che
vorrebbe falsare. C'ero, sì, c'ero. A Firenze, l'11 e il 12 e il 13
agosto 1944 il mio compito era portare le munizioni ai
partigiani che Di Là d'Arno aiutavano gli Alleati a eliminare le
retroguardie tedesche e repubblichine.
Poiché i guastatori della Wehrmacht avevano fatto saltare i
ponti e la città era divisa in due, gliele portavo attraversando il
fiume alla Pescaia di Santa Rosa che quell'agosto era in secca e
offriva un passaggio largo trenta centimetri. Coi rotoli di
pallottole in spalla, pallottole da mitragliatrice, attraversavo il
fiume sotto i colpi dei cecchini che mi sparavano dai tetti,
perdio! E non ero una partigiana comunista. Ero una partigiana
di Giustizia e Libertà. Anche i partigiani cui consegnavo le
munizioni non erano partigiani comunisti. Erano partigiani di
Giustizia e Libertà. E i morti che al terzo andirivieni trovai sul
Lungarno, lo stesso.
Cinque li avevo conosciuti pochi mesi prima sul Monte Giovi.
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