Page 364 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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quest'opera, il pubblico prese ad affluire come non aveva mai
fatto. In quel senso Toscanini mi aiutò. Dopo Il medium, poi, la
nostra amicizia diventò più serrata. Tornò anche a vedere
Amahl e gli ospiti notturni. Finito lo spettacolo mi abbracciò, e
piangeva. Anche Amahl tenne il cartellone per diversi mesi.
In Italia non le è successo lo stesso, vero? Quella chiassata alla
prima del Console, quelle critiche dure. Mi domando se lei ha
risentimento verso il pubblico italiano.
In quel senso ce l'ho. Chissà perché non ho mai trovato in Italia
il calore che ho sempre trovato negli altri paesi: a Vienna, a
Parigi, a Londra, a New York. A Parigi, per esempio, mi sento a
casa come musicista: i colleghi son sempre stati di una
gentilezza commovente, laggiù, e i critici hanno discusso la mia
musica ma non l'hanno bistrattata. Il teatro dell'Opera mi ha
comandato quel melodramma che dopo cinque anni di
distrazione spoletina ho finalmente finito, il pubblico francese
mi ricorda anche se son molti anni che non vado a Parigi: me ne
accorgo ad entrare nei ristoranti e i negozi. In Italia invece...
non so: non c'è alcun teatro cui mi senta legato, o che dica
Menotti se ha un'opera ce la mandi, o che si impegni a tenere
un'opera nuova in repertorio. Alla Scala si rientra sempre come
stranieri; quella chiassata per Il console fu dura, durissima.
Perché si ha un bel dire non me ne importa, non me la piglio: io
me la piglio moltissimo e, anche se poi mi passa, resto ferito.
Capisce: quando ti fischiano un'opera è come se tu avessi fatto
un figlio, tu esibissi orgoglioso quel figlio, e ti sentissi dire:
«Ma che obbrobrio di creatura hai messo al mondo». Uno
soffre, accidenti se soffre. Quanto a Confalonieri che organizzò
la chiassata, guardi, siamo amici ormai. Mi fece una tal
tenerezza legger la lettera in cui mi diceva di aver cambiato
opinione e si scusava di tutto, oltretutto aveva scoperto che
entrambi eravamo stati allievi del professor Pozzoli.
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