Page 367 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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questa specie di destino che ha l'artista, questo essere
condannato a far certe cose e non altre, questo capire perfino il
momento in cui scopre il bello: proprio come un rabdomante
che cerca l'acqua e la trova. Il rabdomante non sa perché a un
certo punto c'è l'acqua. Sa solo che la bacchetta trema, d'un
tratto, e lì sotto c'è l'acqua.
Ma dove trova il tempo di lavorare da quando s'è cacciato in
questo pasticcio spoletino? È il discorso che facevo in principio.
Non so. Ma un giorno dovrò pur smetterla, dovrò pur trovare
qualcuno che mi sostituisca. E quel giorno, mi creda, è vicino:
mi sono stancato di andare su e giù, non mi interessa più vedere
le cose, capire la gente. Nella vita di un uomo v'è sempre un
primo periodo in cui egli desidera assolvere qualsiasi curiosità
ed emozione, ed un secondo periodo in cui egli avverte il
bisogno di fermarsi per catalogare le curiosità e le emozioni
raccolte, tentar di concludere. Io voglio concludere, ormai,
tentar di concludere. Voglio mettere ordine in me stesso,
occuparmi un po'"di me stesso: ho cinquantadue anni, ormai.
Cinquantadue? Non li dimostra davvero. Ma come fa a restar
così giovane? Come ha fatto?
Non ho mai conosciuto la noia, ecco come ho fatto. Io mi
annoio solo in una occasione: quando partecipo a un pranzo e,
inchiodato ad un tavolo, son costretto a sostenere la
conversazione con una persona noiosa. C'è una definizione di
non ricordo quale francese sulla persona noiosa: «Ti toglie la
solitudine senza darti la compagnia». E all'infuori delle persone
che ti tolgono la solitudine senza darti la compagnia tutto mi
interessa: perfino la gente che va sulla Luna. Per quanto inutile
e pericoloso esso sia, mi piacerebbe vivere abbastanza a lungo
per vedere le fotografie della Luna su
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