Page 326 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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Con molto sentimento
La storia che racconto nel primo paragrafo dell'intervista è vera,
sebbene lei non ci creda. Ero una liceale abbastanza povera, i
soldi per comprarmi i libri di scuola venivano tolti al mangiare
e, poiché con quei soldi avevo preso il suo libro, per tutto l'anno
scolastico dovetti fare a meno della tavola dei logaritmi; anche
per questo bocciai a matematica. Amavo quel piccolo libro
perché mi piaceva lei, ciò che sapevo di lei, lei era la vedova di
Leone Ginzburg morto a trentaquattr'anni di torture e percosse
durante l'occupazione tedesca, e perché mi piaceva il suo stile
secco, virile. Da grande volevo anch'io scriver romanzi e
sognavo di conoscerla per chiederle insegnamenti, consigli.
Conoscerla non mi sarebbe stato difficile: era amica degli amici
di mio padre, ancora legata benché comunista al gruppo di
Giustizia e Libertà. Ma non ebbi mai il coraggio di dirlo ed è
strano che l'incontro sia avvenuto dopo tanti anni, quando il suo
piccolo libro m'era ormai uscito dalla memoria ed avevo
compreso che nel mestiere di scrivere non esistono
insegnamenti o consigli, bisogna scrivere soli, senza imitare
nessuno, attingendo scoperte dai nostri errori e dalla nostra
fatica che è la fatica più solitària del mondo. È anche strano che
quella mattina suonassi piena di timidezza alla porta della casa
romana dove abita col secondo marito, lo studioso di letteratura
inglese Gabriele Baldini. Io non sono timida quando intervisto
la gente. L'abitudine ad avvicinare le persone più disparate ha
cancellato in me ogni complesso o imbarazzo. Chiunque siano e
per quanto importanti esse siano non riesco mai a dimenticare
che alzandosi da letto entran nel bagno a lavarsi la faccia, come
me, e qualche volta piangono, come me.
Ma forse, più che timidezza, era paura d'essere in qualche modo
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