Page 197 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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tanti scrittori, ad esempio, e...
Con Huxley sono stata solo una volta a pranzo. Mi ha fatto
impressione: così distrutto fisicamente...
Non ho potuto quasi mangiare. Faulkner lo conobbi a Roma:
qualcuno lo portò a cena in casa mia.
In quel periodo, ricordo, avevo una scimmietta. Questa si
appisolò sulle sue ginocchia e... gli fece addosso ciò che non
doveva fare: mentre lui mangiava gli spaghetti. Bene. Faulkner
fu bravissimo.
Si pulì, calmo, allontanò la scimmietta, calmo, e andò avanti
con gli spaghetti. Anche quella sera parlò molto dei negri,
ricordo. Ne parlava sempre, specialmente quando beveva, era il
soggetto della sua vita: il suo problema e il suo tormento. Io lo
ascoltavo in silenzio. Steinbeck... conosco bene anche lui: è
molto amico di mio marito, insomma di Hank. Gli assomiglia,
anche: così borghese, così chiuso, tutto d'un pezzo come lui. Il
tipo insomma di cui non si dice «chi è?» quando si entra in una
stanza: ma che si scopre a poco a poco.
Potrebbe scrivere un libro su tutto questo. Fossi in lei lo farei.
Me lo hanno suggerito tante volte. Ma vede: a parte il fatto che
io non so scrivere, non posso dire di avere avuto incontri
profondi con questa gente. Ecco: un po'"per il mio carattere, un
po'"perché ne ho conosciuti tanti in così poco tempo, li ho
guardati superficialmente. Tutto è successo... come spiegarmi?
Troppo presto e troppo velocemente. E non si è soffermata a
pensare.
Proprio così. Il libro... sa: potrei farne addirittura uno sulla mia
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