Page 190 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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incominciato  e  devo  dire  che  si  tratta  di  una  esperienza
                interessantissima, piena di sorprese.



                Per esempio, un personaggio molto famoso e che non ha certo la

                fama di mistico mi ha fatto fotografare per la prima volta la sua
                camera  da  letto  e  sa  cosa  ci  ho  trovato?  Una  quantità  di

                crocifissi e di rosari. Straordinario, non trova?


                Sarebbe più straordinario se confessassimo chi è. Lo diciamo?



                Nemmeno per sogno. Alex e Diana si arrabbierebbero. Alex e
                Diana,  che  è  come  dire  i  miei  capi,  sono  stati  talmente

                meravigliosi  con  me.  «Ricordati  che  hai  due  famiglie,»  mi

                hanno detto prima che partissi «una a Roma, cioè la tua, e una
                qui  che  siamo  noi.  Nel  mezzo  c'è  la  tua  responsabilità  per

                ambedue e...» Ciò mi impegna moralmente, mi spiego?


                Si  spiega.  Ed  io  le  rispondo:  ma  chi  glielo  ha  fatto  fare  di

                lavorar per davvero? Non lo sa cosa ha detto il Papa? «Il lavoro
                umilia, stanca e affatica.» Ma chi glielo ha fatto fare, ripeto, di

                trovarsi un lavoro.



                Glielo racconto subito. Me lo ha fatto fare il bisogno di cambiar
                vita. Ero in un grosso momento di crisi, non si può certo dire

                che  mi  sia  separata  allegramente,  e  di  tornare  in  Italia  ad
                affrontare  pettegolezzi  o  congetture  non  me  la  sentivo.  Mi

                bruciava  ancora  la  piaga  della  pubblicità  nella  quale  avevo
                coinvolto la mia  famiglia, sono  sempre stata  convinta che  chi

                non appartiene al pubblico debba apparir sul giornale solo tre
                volte  in  tutta  la  vita:  quando  nasce,  quando  sposa  e  quando

                muore.  Così  decisi  di  restare  a  New  York.  Ma  a  New  York
                trovarsi  un'occupazione,  un  lavoro,  è  quasi  obbligatorio:  e

                quando  gli  amici  di  «Vogue»  mi  offrirono  un  posto  risposi

                subito sì.




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