Page 72 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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«Confidential» «my pet mag», il mio giornale preferito, e che lo
                citava  spesso  nella  sua  «colonna»,  ma  nessuno  lo  metteva  in

                rilievo.  Sospettavano  infine  che  egli  fosse  il  vero  padrone  di
                «Confidential», ma la prudenza (tutti abbiamo una famiglia) li

                tratteneva  dall'avanzare  un  simile  sospetto.  Solo  «Time
                Magazine»,           nel      numero         dell'11      luglio       1955,       fece
                coraggiosamente il nome di Winchell e Alvin Davis, nella sua

                inchiesta sulla «New York Post», lo ripetè chiaramente. Come
                se  la  siano  cavata,  non  lo  so.  A  stuzzicare  certa  gente,  in

                America,  c'è  sempre  il  pericolo  di  buscarsi  una  coltellata
                misteriosa o, almeno, una ancor più misteriosa scarica di pugni.
                Comunque  i  miei  amici  di  Hollywood  mi  ripetono  che,  se

                scrivessi  che  Winchell  è  il  vero  padrone  di  «Confidential»,
                andrei sicuramente in cerca di guai. Così non lo scrivo.

                    Non  c'è  pericolo,  invece,  a  dire  che  Winchell  era  innocente
                come  una  colomba,  e  Harrison  colpevole  come  un  ladro

                sorpreso a rubare, nelle riviste che nacquero, dopo il successo di
                «Confidential» e, come «Confidential», si misero a perseguitare

                gli attori di Hollywood. «Hush Hush, «Top Secret»,
                  «Dynamite», «Suppressed», «Uncensored», «Rave», «Private
                Lives», «Exposed», «Inside Story» hanno da tempo una tiratura

                complessiva di quindici milioni di copie. Una di queste riviste,
                    «Suppressed»,  particolarmente  impegnata  a  torturare  Lana

                Turner  e  Ava  Gardner,  è  diretta  da  una  donna,  la
                quarantaduenne             Edith       Farrell,       già      collaboratrice         di

                «Confidential»,  la  quale  si  rivolge  soltanto  a  un  pubblico  di
                donne.  Quando  Edith  Farrell  dichiarò  che  «Suppressed»

                possedeva  migliaia  di  abbonate,  Harrison  dichiarò  fieramente
                alla stampa (quella perbene): «Noi provvediamo a vitaminizzare
                la società. Sesso e peccato non devono essere taciuti, perché il

                pubblico paga le tasse e ha diritto di sapere la verità. Nessuno
                può  accusarci  di  calunnia,  perché  la  verità  non  è  certo

                calunnia».
                    Bob  Harrison  non  pubblica  infatti  sempre  menzogne.

                Nell'articolo inesatto c'è sempre una base di verità. E se è falso



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