Page 196 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
P. 196
è provato dal fatto che, malgrado i divieti del Codice, la
cinematografia americana è ancora quella che ci fornisce i film
più coraggiosi e dove, se è necessario, si attacca la polizia, la
stampa, il governo, l'esercito, l'organizzazione scolastica e gli
uomini che hanno in mano la ricchezza della nazione.
La censura cinematografica cominciò a funzionare in America
dopo la Prima guerra mondiale, in seguito allo scandalo di Fatty
Arbuckle, l'attore incriminato per la morte d'una «starlet»,
avvenuta nel corso d'un orgiastico party. Hollywood viveva a
quel tempo in una licenza morale che si rifletteva
inesorabilmente nei film. Quello intorno al 1920 fu, senza
dubbio, uno dei periodi più sudici della cinematografia
hollywoodiana ed anche uno dei più difficili dal punto di vista
produttivo. I cittadini, sobillati dalle organizzazioni religiose,
protestavano. Ciascuno dei quarantotto Stati si difendeva
applicando ai film le proprie norme di censura. Il taglio o il
rifiuto delle pellicole era giustificato quindi da criteri così
differenti e caotici che, per sopravvivere alla rovina finanziaria,
Hollywood decise di imporsi spontaneamente una censura
capace di accontentare la censura di ogni Stato.
L'uomo che si assunse l'ingrato compito si chiamava Will Hays
ed era un sincero liberale, possedeva tolleranza e cultura. Ma lo
smarrimento che aveva invaso gli studios era talmente profondo
che egli fu costretto a calcare la mano con una severità di cui
non si riteneva capace. Will Hays cominciò coli'arginare la
licenza delle pellicole con un processo chiamato «formula», il
quale consisteva nel proibire la traduzione cinematografica di
libri e commedie scandalose. Poi firmò una lista di divieti che si
chiamava: «Non fatelo e state attenti». Infine, col beneplacito
della Motion Picture Association, varò nel 1930 il Motion
Picture Code. Questo codice elencava una serie di tabù relativi
al sesso, al crimine ed alla volgarità e provocò un'ondata di
proteste. La più assoluta libertà ha sempre caratterizzato in
America le forme di comunicazione col pubblico: dai libri ai
giornali, alla radio, agli spettacoli in genere. Gli antropologi lo
196