Page 194 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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Quest'anno Carroli Baker deve interpretare un film
importantissimo, Too Much, Too Soon, tratto dall'omonimo
romanzo autobiografico di Diana Barrymore. Too Much, Too
Soon è un libro che ha scandalizzato l'America. L'ultima dei
Barrymore vi ha narrato, con brusca sincerità, le sue sofferenze
di alcoolizzata e le sue torbide avventure amorose. Carroli
Baker ha deciso di rinunciarvi perché già troppo compromessa
nel personaggio di Baby Doli ed ha lasciato la parte a Dorothy
Malone. Ed ecco quel che dice Kazan del suo film: «Con la
censura io non ho mai avuto il minimo fastidio Quando decisi di
fare Baby Doli, la censura approvò incondizionatamente il
soggetto e poi la sceneggiatura. Quando ebbi ultimato il
montaggio, la censura approvò il modo in cui il film era svolto.
Non fu necessaria neppure una minuscola correzione».
E infine sentiamo Orson Welles che, dopo dieci anni di esilio,
è tornato a Hollywood insieme alla sua moglie italiana, Paola
Mori. Dire che Orson Welles detesta Hollywood sarebbe come
dire che New York è in America. Un tipo stravagante e geniale
come lui non può logicamente trovarsi a suo agio in una società
oppressa da restrizioni come quella di Hollywood. (Sebbene sia
difficile concludere dove Orson Welles potrebbe trovarsi a suo
agio). Dice Welles: «Hollywood è una caserma di schiavi senza
anima. Le sembra un posto per me? Io pesto i piedi alla gente. È
possibile che questi si facciano pestare i piedi senza replicare?».
Bene: quando chiedo a Orson Welles di spiegarmi i torti della
censura cinematografica a Hollywood, Orson Welles scoppia in
una risata da orco e risponde: «Certo che la censura di
Hollywood è noiosa, ma solo ad Hollywood io avrei potuto fare
un film come Citizen Kane. Paragonare la censura di
Hollywood a quella insopportabile di certi paesi europei è
semplicemente ridicolo. Una delle ragioni per cui sono tornato
ad Hollywood è che, tutto sommato, questo è l'unico posto dove
si possano fare comodamente dei film».
Orson Welles ha ragione. Ed ha ragione Elia Kazan. Ed ha
ragione Joseph Mankiewicz e tutti coloro che accettano la
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