Page 224 - Oriana Fallaci - 1968
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continua e deve essere intensificata. In particolare ogni unità deve essere
indottrinata sui seguenti punti: 1) le trattative diplomatiche devono
essere coordinate con la lotta politica e militare; 2) il fatto che il nostro
governo accetti contatti diplomatici con gli imperialisti americani non
annulla né alleggerisce i nostri obiettivi militari, che restano quelli di
una vittoria totale. Ora più di prima, per ottenere questa vittoria
dobbiamo distruggere l’esercito americano e l’esercito fantoccio,
attaccare le sue installazioni, penetrare nelle città dove domina. Ora più
di prima dobbiamo combattere il nemico con ogni mezzo aggressivo e
con ogni mezzo indurlo alla esasperazione più fonda. Non possiamo
permetterci di cullarci in illusioni di pace, non possiamo permetterci di
far riposare i nostri fucili durante i negoziati per la pace. Al contrario
bisogna approfittare della confusione del nemico, del suo dubbio e del
suo ottimismo, per liberare completamente e al più presto le aree rurali,
provocare insurrezioni armate nelle città, eliminare il maggior numero di
imperialisti e di servi al servizio degli imperialisti. Attenzione, ripetiamo
che le truppe devono essere accuratamente indottrinate sulla strategica
determinazione del Partito a rifiutare ogni illusione di pace, ogni
rilassamento. Ordini devono essere impartiti anzitutto ai dirigenti politici
e agli ufficiali militari, in secondo tempo alle truppe, e la loro reazione
deve essere osservata da vicino onde prendere le misure necessarie. Le
truppe a loro volta devono indottrinare le popolazioni delle aree in cui
sono stazionate, e i rapporti su tale soggetto devono essere inviati a
questo Comitato nel minor tempo possibile.»
Sì, a Parigi si parla di pace. Ma la pace qui è una parola priva di
senso. Sì, la gente crede che la guerra in Vietnam sia finita. E
invece non è mai stata così intensa, così cupa, così disperata.
Il fronte è in ogni strada
Stamani sono tornata sul ponte degli Innamorati Infelici. I
saigonesi lo chiamano così perché è molto alto e gli innamorati
infelici lo scelgono per suicidarsi. Gli americani però lo
chiamano ponte Y perché è fatto proprio come una Y, tre ponti
in uno. Il ponte degli Innamorati Infelici dista dal centro di
Saigon quanto la stazione Centrale dista dal teatro alla Scala a
Milano. Intorno a esso la battaglia infuria da una settimana. I
vietcong lo attaccarono lo stesso giorno in cui morirono John,