Page 45 - Canti di Castelvecchio
P. 45

29. La bicicletta

            I
              Mi parve d'udir nella siepe
            la sveglia d'un querulo implume.
            Un attimo... Intesi lo strepere
                   cupo del fiume.
              Mi parve di scorgere un mare
            dorato di tremule mèssi.
            Un battito... Vidi un filare
                   di neri cipressi.
              Mi parve di fendere il pianto
            d'un lungo corteo di dolore.
            Un palpito... M'erano accanto
                   le nozze e l'amore.
                   dlin... dlin...

            II
              Ancora echeggiavano i gridi
            dell'innominabile folla;
            che udivo stridire gli acrìdi
                   su l'umida zolla.
              Mi disse parole sue brevi
            qualcuno che arava nel piano:
            tu, quando risposi, tenevi
                   la falce alla mano.
              Io dissi un'alata parola,
            fuggevole vergine, a te;
            la intese una vecchia che sola
                   parlava con sé.
                   dlin... dlin...

            III
              Mia terra, mia labile strada,
            sei tu che trascorri o son io?
            Che importa? Ch'io venga o tu vada,
                   non è che un addio!
              Ma bello è quest'impeto d'ala,
            ma grata è l'ebbrezza del giorno.
            Pur dolce è il riposo... Già cala
                   la notte: io ritorno.
              La piccola lampada brilla
            per mezzo all'oscura città.
            Più lenta la piccola squilla
                   dà un palpito, e va...
                   dlin... dlin...








                                                            47
   40   41   42   43   44   45   46   47   48   49   50