Page 42 - Canti di Castelvecchio
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II
              Ma messo ad un riso
            di luce e di cielo,
            per subito inganno
            ritorna il tuo stelo
            colà donde l'hanno
                   diviso:
              tu pallido, e fiso
            nel raggio che accora,
            nel raggio che piace,
            dimentichi ch'ora
            sei esule, lacero,
                   ucciso:
              tu apri il tuo cuore,
            ch'è chiuso, che duole,
            ch'è rotto, che muore,
                   nel sole!


            26. Fanciullo mendico

              Ho nel cuore la mesta parola
            d'un bimbo ch'all'uscio mi viene.
            Una lagrima sparsi, una sola,
            per tante sue povere pene;
              e pur quella pensai che vanisse
            negl'ispidi riccioli ignota:
            egli alzò le pupille sue fisse,
            sentendosi molle la gota.
              E io, quasi chiedendo perdono,
            gli tersi la stilla smarrita,
            con un bacio, e ponevo il mio dono
            tra quelle sue povere dita.
              Ed allora ne intesi nel cuore
            la voce che ancora vi sta:
            Non li voglio: non voglio, signore,
            che scemi le vostra pietà.
              E quand'egli già fuor del cancello
            riprese il solingo sentiero,
            io sentii, che, il suo grave fardello,
            godeva a portarselo intiero:
              e chiamava sua madre, che sorta
            pareva da nebbie lontane,
            a vederlo; poi ch'erano, morta
            lei, morta! ma lui senza pane.








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