Page 40 - Canti di Castelvecchio
P. 40

vanno le foglie morte,
                   e non tornano più.


            23. Canzone di marzo

              Che torbida notte di marzo!
            Ma che mattinata tranquilla!
            che cielo pulito! che sfarzo
            di perle! Ogni stelo, una stilla
            che ride: sorriso che brilla
                   su lunghe parole.
              Le serpi si sono destate
            col tuono che rimbombò primo
            Guizzavano, udendo l'estate,
            le verdi cicigne tra il timo;
            battevan la coda sul limo
                   le biscie acquaiole.
              Ancor le fanciulle si sono
            destate, ma per un momento;
            pensarono serpi, a quel tuono;
            sognarono l'incantamento.
            In sogno gettavano al vento
                   le loro pezzuole.
              Nell'aride bresche anco l'api
            si sono destate agli schiocchi.
            La vite gemeva dai capi,
            fremevano i gelsi nei nocchi.
            Ai lampi sbattevano gli occhi
                   le prime viole.
              Han fatto, venendo dal mare,
            le rondini tristo viaggio.
            Ma ora, vedendo tremare
            sopr'ogni acquitrino il suo raggio,
            cinguettano in loro linguaggio,
                   ch'è ciò che ci vuole.
              Sì, ciò che ci vuole. Le loro
            casine, qualcuna si sfalda,
            qualcuna è già rotta. Lavoro
            ci vuole, ed argilla più salda;
            perché ci stia comoda e calda
                   la garrula prole.















                                                            42
   35   36   37   38   39   40   41   42   43   44   45