Page 17 - Giorgio Vasari
P. 17
Vostra, come da mio Signore e come da fautore de' poveri virtuosi, è
piaciuto alla divina Bontà d'eleggere per Suo vicario in terra il
Santissimo e Beatissimo Giulio Terzo, Pontefice Massimo, amatore e
riconoscitore d'ogni sorte virtù e di queste eccellentissime e
difficilissime arti spezialmente; da la cui somma liberalità attendo
ristoro di molti anni consumati e di molte fatiche sparte sino ad ora
senza alcun frutto. E non pur io, che mi son dedicato per servo
perpetuo a la Santità Sua, ma tutti gl'ingegnosi artefici di questa età
ne debbono aspettare onore e premio tale ed occasione d'esercitarsi
talmente, che io già mi rallegro di vedere queste arti arrivate nel Suo
tempo al supremo grado della lor perfezzione, e Roma ornata di tanti
e sì nobili artefici, che annoverandoli con quelli di Fiorenza, che tutto
giorno fa mettere in opera l'Eccellenza Vostra, spero che chi verrà
dopo noi arà da scrivere la quarta età del mio volume, dotato d'altri
Maestri, d'altri magisterii che non sono i descritti da me; nella
compagnia de' quali io mi vo preparando con ogni studio di non esser
degli ultimi.
Intanto mi contento che Ella abbia buona speranza di me e migliore
opinione di quella che senza alcuna mia colpa n'ha forse concepita,
desiderando che Ella non mi lasci opprimere nel Suo concetto
dell'altrui maligne relazioni, fino a tanto che la vita e l'opere mie
mostrerranno il contrario di quello che e' dicono.
Ora con quello animo che io tengo d'onorarLa e di servirLa sempre,
dedicandoLe questa rozza fatica, come ogni altra mia cosa e me
medesimo L'ho dedicato, La supplico che non Si sdegni di averne la
protezzione o di mirar almeno a la devozione di chi glieLa porge; et
alla Sua buona grazia raccomandandomi, umilissimamente Le bacio
le mani.
Di Vostra Eccellenzia umilissimo servitore
GIORGIO VASARI, pittore aretino.