Page 14 - Giorgio Vasari
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Non mi è anco stato in ciò di piccolo incommodo la lontananza di chi
ha queste teste intagliate, però che se fussino stati gli intagliatori
appresso di me, si sarebbe per avventura intorno a ciò potuto molto
più diligenza, che non si è fatto, usare. Ma, comunche sia, abbiano i
virtuosi e gli artefici nostri, a comodo e benefizio de' quali mi sono
messo a tanta fatica, di quanto ci averanno di buono, d'utile e di
giovevole, obbligo di tutto a Vostra Eccellenza Illustrissima; poiché, in
stando io al servigio di Lei, ho avuto con lo ozio che Le è piaciuto di
darmi, e col maneggio di molte, anzi infinite, Sue cose, comodità di
mettere insieme e dare al mondo tutto quello che al perfetto
compimento di questa opera parea si richiedesse; e non sarebbe
quasi impietà nonché ingratitudine che io ad altri dedicassi queste
vite, o che gli artefici da altri che da Voi riconoscessino qualunque
cosa in esse averanno di giovamento o piacere! Quando non pure col
vostro aiuto e favore uscirono da prima et ora di nuovo in luce, ma
siete Voi, ad imitazione degli avoli Vostri, solo padre, signore et unico
protettore di esse nostre arti.
Onde è bene degna e ragionevole cosa, che da quelle sieno fatte in
Vostro servigio et a Vostra eterna e perpetua memoria tante pitture e
statue nobilissime, e tanti maravigliosi edifizii di tutte le maniere. Ma
se tutti Vi siamo, che siamo infinitamente per queste e altre cagioni,
obbligatissimi, quanto più Vi debbo io, che ho da Voi sempre avuto
(così al desìo e buon volere avesse risposto l'ingegno e la mano)
tante onorate occasioni di mostrare il mio poco sapere: che,
qualunque egli sia, a grandissimo pezzo non agguaglia nel suo grado
la grandezza dell'animo Vostro, e la veramente reale magnificenza.
Ma che fo io! è pur meglio che così me ne stia, che io mi metta a
tentare quello, che a qualunche e più alto e nobile ingegno, nonché al
mio piccolissimo, sarebbe del tutto impossibile. Accetti dunque Vostra
Eccellenza Illustrissima questo mio, anzi pur Suo, libro delle vite degli
artefici del disegno, et a somiglianza del grande Iddio più all'animo
mio et alle buone intenzioni che all'opera riguardando, da me prenda
ben volentieri, non quello che io vorrei e doverrei, ma quello che io
posso.