Page 16 - Giorgio Vasari
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Ottaviano de' Medici, dal quale io fui sostentato, amato e difeso,
mentre che e' visse, per tutte queste cose, dico, e perché dalla
grandezza del valore e della fortuna Sua verrà molto di favore a
quest'opera e dall'intelligenza, ch'Ella tiene del suo soggetto meglio
che da nessun altro, sarà considerata l'utilità di essa e la fatica e la
diligenza fatta da me per condurla; mi è parso che a l'Eccellenza
Vostra solamente si convenga di dedicarla; e sotto l'onoratissimo
nome Suo ho voluto che ella pervenga a le mani degli uomini.
Degnisi adunque l'Eccellenza Vostra d'accettarla, di favorirla, e, se da
l'altezza de' Suoi pensieri Le sarà concesso, talvolta di leggerla,
riguardando alla qualità delle cose che vi si trattano e alla pura mia
intenzione; la quale è stata non di procacciarmi lode come scrittore,
ma come artefice di lodar l'industria ed avvivar la memoria di quelli
che avendo dato vita ed ornamento a queste professioni, non
meritano che i nomi e l'opere loro siano in tutto, così com'erano, in
preda della morte e della oblivione. Oltra che in un tempo medesimo,
con l'esempio di tanti valenti uomini e con tante notizie di tante cose,
che da me sono state raccolte in questo libro, ho pensato di giovar
non poco a' professori di questi esercizi, e di dilettare tutti gli altri che
ne hanno gusto e vaghezza. Il che mi sono ingegnato di fare con
quella accuratezza e con quella fede che si ricerca alla verità della
storia e delle cose che si scrivono. Ma se la scrittura per essere
incolta e così naturale com'io favello, non è degna de lo orecchio di
Vostra Eccellenzia, né de' meriti di tanti chiarissimi ingegni, scusimi,
quanto a loro, che la penna d'un disegnatore, come furono essi
ancora, non ha più forza di linearli e d'ombreggiarli; e, quanto a Lei,
mi basti che Ella si degni di gradire la mia semplice fatica,
considerando che la necessità di procacciarmi i bisogni della vita non
mi ha concesso che io mi eserciti con altro mai che col pennello. Né
anche con questo son giunto a quel termine, al quale io mi imagino di
potere aggiugnere, ora che la fortuna mi promette pur tanto di
favore, che con più commodità e con più lode mia e con più
satisfazione altrui potrò forse così col pennello come anco con la
penna spiegare al mondo i concetti miei qualunque si siano. Perciò
che oltra lo aiuto e la protezzione che io debbo sperar dall'Eccellenza