Page 319 - Il mercante d'arte di Hitler
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Spirito liberale e oppositore?
Un ex profittatore del regime in cerca di sostenitori
Accanto ai riscontri positivi ottenuti da uffici pubblici di
Amburgo e Dresda, alla provvida valutazione di Gurlitt
contribuisce non poco anche la perizia del 17 febbraio 1947 «sui
guadagni e gli aumenti di capitale dei negozianti di francobolli,
libri antichi, oggetti d’arte e antiquariato durante gli anni della
guerra» commissionata dalla Spruch kammer. La relazione,
pubblicata in compendio dalla casa editrice Meisenbach & Co.
di Bamberga, giustifica l’enorme innalzamento dei redditi di
questa categoria professionale con il fenomeno della cosiddetta
“fuga nei valori reali”. Con lo scoppio della guerra non sono
cresciuti soltanto i redditi delle élite economiche, ma anche
quelli di altri strati della popolazione, laddove, però, al
contempo, le possibilità di spendere il denaro erano sempre
meno. Il sistema economico autarchico dei nazionalsocialisti
aveva già prodotto in precedenza una riduzione delle
importazioni. I beni di lusso erano divenuti a quel punto
estremamente rari, gli abiti e il cibo razionati, i terreni e le case
sempre più esigui. Al contrario la disponibilità di arte e
antiquariato era sovrabbondante, e si è sviluppata così una
nuova classe di acquirenti. Abili commercianti riescono ad
ampliare in modo consistente il margine dei propri affari in
questo ambito. Dal suo rapporto, il titolare della casa editrice di
Bamberga, J.A. Meisenbach, ne conclude: «Questo fenomeno
nel suo complesso non ha nulla a che vedere con la politica. I
guadagni e gli aumenti di capitale dei negozianti di francobolli,
libri antichi, oggetti d’arte e antiquariato non possono pertanto
essere letti direttamente come forme di lucro attraverso
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