Page 240 - Il mercante d'arte di Hitler
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Parigi e Zurigo. Dopodiché il venditore ottiene dal ministero
della Propaganda una provvigione in marchi imperiali che va
dal cinque al venticinque per cento. La vendita diretta sarà
permessa ai mercanti d’arte non prima dell’inizio della guerra,
quando piazzare opere singole diventerà sempre più complicato.
Per mantenere un certo controllo sulla destinazione dell’arte
indesiderata e assicurarsi che essa finisca effettivamente
all’estero, i commercianti dovranno comunque pagare il
ministero all’acquisto con moneta straniera. Gurlitt, che compra
la merce fin dall’inizio, riesce anche in questo. Secondo quanto
riportato dai suoi registri contabili, vende i dipinti di Kandinsky
e Delaunay ottenuti dal primo contratto con il ministero già il
giorno stesso, il 20 febbraio 1939, alla Galleria Gutekunst und
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Klipstein di Berna per undicimila franchi svizzeri . L’affare
deve essere stato concordato ancora prima di chiudere il
contratto. Solo così è stato possibile far entrare senza ritardi il
denaro in valute straniere, far arrivare le opere in Svizzera e di lì
rivenderle immediatamente al Guggenheim di New York, dove
si trovano ancora oggi. Dall’affare Gurlitt guadagna mille
franchi svizzeri, pari a quasi seicento marchi imperiali, quasi il
valore del suo stipendio mensile al Kunstverein. Gurlitt rimarrà
in contatto con Gutekunst und Klipstein anche in seguito. La
casa d’aste di Berna è una delle prime destinazioni in Svizzera
per le opere di arti grafiche. Nel 1935 è stata questa a vendere
all’incanto parte dell’assortimento, divenuto illecito in
Germania, del collezionista e membro del Consiglio di governo
prussiano Heinrich Stinne: Heckel, Kirchner, Klee, Kandinsky,
Kollwitz, Liebermann, Munch e Marc. Gurlitt deve forse essere
venuto a conoscenza della società svizzera in quell’occasione.
Una delle stampe di Edvard Munch che ancora oggi fanno parte
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