Page 30 - Il Pentagate
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circa. Le materie esplosive la cui onda d'urto è inferiore non detonano,

            "deflagrano". È il caso, per esempio, delle polveri o degli idrocarburi.
               In un motore a scoppio - e il turboreattore di un Boeing 757 è un motore
            a scoppio continuo - il carburante sotto pressione deflagra, non detona. Se
            detonasse, la struttura del motore non resisterebbe. Il kerosene di un aereo

            di linea che si schianta di solito prende fuoco e non arriva neanche a
            produrre una deflagrazione, salvo rare volte e solo in alcuni punti, limitati
            ai motori. I motori dell'Airbus che è caduto su Queens, a New York, nel

            novembre 2001, non sono esplosi toccando il suolo. Il kerosene è un olio
            pesante simile al gasolio, trifiltrato per renderlo idoneo al passaggio negli
            iniettori dei motori a reazione. In nessun caso, quindi, può essere un
            esplosivo.

               Molto   importante   è   anche   il   colore   dell'esplosione.   Nel   caso   delle
            detonazioni, l'onda d'urto si sposta rapidamente. Se l'esplosione avviene in
            aria e senza ostacoli, nel punto dell'esplosione in genere la fiamma è giallo

            pallido. Allontanandosi dal punto zero tende all'arancione, poi al rosso. Se
            incontra ostacoli, tipo i muri di un edificio, praticamente la parte giallo
            chiaro non si vede. La durata della fiammata di questo colore è breve. La

            forma della fiamma dà un'impressione di "rigidità" dovuta alla velocità di
            propagazione. Il fumo compare solo quando le polveri sollevate dall'onda
            d'urto cominciano a bruciare per l'aumento repentino della temperatura. In

            questo caso, però, sono fumi di incendio, che hanno ben poco in comune
            con le volute nere e dense dei fuochi di idrocarburi.
               Ma gli esplosivi solidi non sono semplici combinazioni chimiche. Si può
            migliorarne   l'efficacia   giocando   sulle   loro   forme   fisiche.   In   linea   di

            principio, l'onda d'urto degli esplosivi si propaga perpendicolarmente alla
            superficie che li contiene. Lavorando sulla forma delle cariche, quindi, si
            può orientare l'onda d'urto in modo da inviare il massimo di energia in una

            determinata direzione, allo stesso modo in cui la luce di un faro viene
            indirizzata da un riflettore. Così abbiamo cariche sferiche la cui onda
            d'urto parte in tutte le direzioni, cariche cilindriche come quelle presenti
            nei   proiettili  shrapnell  (ordigni   che   scoppiando   scagliano   tutt'intorno

            minuscoli   pezzetti   d'acciaio   grandi   come   quadretti   di   cioccolata
            mitragliando il campo di battaglia), cariche piatte, che consentono di fare
            buchi negli ostacoli piani con la minima dispersione di energia in direzioni

            inutili, e abbiamo anche le cariche cave. Queste ultime concentrano l'onda
            d'urto principale sotto forma di un dardo ad alta temperatura che veicola




            Thierry Meyssan                                29                          2002 - Il Pentagate
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