Page 73 - Francesco tra i lupi
P. 73

XII. San Pietro non aveva una banca














    Prima ancora di essere eletto, Jorge Mario Bergoglio è irritato e disgustato, come la maggioranza dei cardinali
    stranieri,  per  il  susseguirsi  di  scandali  finanziari  in  Vaticano.  La  vicenda  Vatileaks  ha  portato  alla  luce  le
    malversazioni  denunciate  dal  segretario  generale  del  governatorato,  Viganò.  Frodi  e  fatture  false  ai  danni
    dell’amministrazione papale. È seguita la defenestrazione del presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi con un
    comunicato  del  consiglio  d’amministrazione,  del  tutto  inusuale  nel  mondo  della  finanza,  che  mira  a
                                                                                                                     237
    distruggerlo professionalmente accusandolo di «incapacità di svolgere i doveri fondamentali» della sua carica .
      Benedetto  XVI,  che  nutriva  per  il  presidente  dello  Ior  stima  e  amicizia,  ha  appreso  la  notizia  dalla
    televisione. È molto scosso. Secondo alcuni ha persino pianto. Gli sforzi di Gotti per rendere trasparente lo Ior
    erano noti ed egualmente i suoi conflitti con il direttore generale Paolo Cipriani, che gli negava informazioni
    sui  conti  correnti  irregolari.  Le  polemiche  intorno  alla  destituzione  di  Gotti  avevano  delegittimato
    ulteriormente la banca vaticana, servita negli anni Novanta per trasferire tangenti ai partiti politici italiani –
    scandalo Enimont – e per decenni utilizzata a scopi di «massicce operazioni di riciclaggio» di denaro mafioso,
                                                               238
    secondo quanto accertato dalla Corte d’appello di Roma .
      Nelle  riunioni  cardinalizie  prima  del  conclave  il  dibattito  sullo  Ior  era  stato  acceso,  specie  nell’ultima
    riunione dell’11 marzo, dopo la breve relazione del segretario di Stato Bertone. Il cardinale nigeriano John
    Onaiyekan, cogliendo lo stato d’animo di molti porporati, aveva commentato: «Lo Ior non è essenziale al
                                                                                                                 239
    ministero  del  Santo  Padre...  Lo  Ior  non  è  fondamentale,  non  è  sacramentale,  non  è  dogmatico» .  Un
    giudizio molto vicino al pensiero di Bergoglio. Tra i cardinali era unanime la richiesta di pulizia.
      Sconcerto aveva provocato la nomina del nuovo presidente della banca vaticana, Ernst von Freyberg, quando
    già papa Benedetto aveva annunciato le dimissioni. Insediarlo il 15 febbraio 2013 significava tagliare fuori il
    futuro pontefice. Ancora una volta le critiche piovono sul cardinale Bertone. Tuttavia la scelta è frutto di una
    selezione durata parecchi mesi e curata dai “cacciatori di teste” dell’agenzia internazionale Spencer Stuart.
    Freyberg – un avvocato d’affari tedesco, direttore generale della società di consulenza di investimenti Daiwa
    Corporate Advisory di Francoforte e presidente dell’impresa di costruzioni navali Blohm + Voss di Amburgo –
    è stato individuato tra quaranta candidati.
      Il  giorno  dell’annuncio  si  scopre  che  la  sua  azienda  costruisce  anche  fregate  per  la  marina  militare  della
    Germania. Non precisamente un biglietto da visita brillante per lavorare al servizio della Santa Sede, anche se
    Freyberg fa parte dei cavalieri di Malta e ha creato una fondazione attiva nel campo dell’istruzione cattolica.
    Freyberg sarà un presidente part-time, a Roma solo tre giorni alla settimana.
      È questo il clima in cui Bergoglio sale sul trono papale. Di fronte a sé ha una ragnatela sedimentata di intrecci
    politico-affaristici-religiosi.  A  ridosso  del  suo  avvento,  alla  fine  di  febbraio  2013,  la  guardia  di  finanza  ha
    bloccato all’aeroporto di Ciampino un consulente dello Ior, l’avvocato Michele Briamonte. Sceso da un aereo
    privato in compagnia di uno stretto collaboratore del cardinale Bertone, mons. Roberto Lucchini, l’avvocato
    rifiuta di lasciare esaminare il suo bagaglio ed esibisce un passaporto vaticano. La situazione si sblocca dopo un
    pressante intervento della Segreteria di Stato, che spinge la parte italiana a non insistere.
      Il portavoce papale Lombardi chiarisce però che il passaporto di servizio vaticano di Briamonte vale per le
                                                                                                               240
    sue missioni estere per conto della Santa Sede, ma «non ha valore in Italia per un cittadino italiano» . Resta
    l’arrendevolezza delle autorità italiane. Briamonte minimizza, sostiene che i bagagli sono stati sottoposti al
                                                        241
    controllo di un cane poliziotto con esito negativo .
      Per  Francesco  è  uno  stillicidio  di  notizie  sgradevoli.  Un’inchiesta  sullo  Ior  per  riciclaggio,  attuata  dalla
    procura di Roma, ha portato alla luce molti episodi imbarazzanti. L’Uif, l’ufficio della Banca d’Italia che si
    occupa di transazioni sospette, ha segnalato che una religiosa delle Suore Francescane Angeline si è presentata
   68   69   70   71   72   73   74   75   76   77   78