Page 76 - Francesco tra i lupi
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sparire semplicemente con i soldi o portarli alle Caimane. Niente ritiro cash. Potranno trasferirli solo a paesi
in linea con le norme internazionali. Se necessario faremo un “rapporto di transazione sospetta” all’Autorità
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di informazione finanziaria» .
Freyberg, che all’atto dell’insediamento si è fatto dare la lista dei cosiddetti «conti esterni», intestati in passato
a persone prive dei requisiti statutari, ha assunto l’impegno di eliminarli completamente. Ne aveva uno Giulio
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Andreotti, per fare un esempio di politici italiani , o il faccendiere Angelo Balducci, condannato per
corruzione e a suo tempo onorato del titolo di «gentiluomo di Sua Santità». Nel corso dei controlli fatti da
Promontory sono venute allo scoperto posizioni di «clienti che non ci piacciono», confessa il presidente dello
Ior. Con gli indesiderati, che non rispondono al profilo adeguato, «interrompiamo i rapporti». Sembra siano al
di sotto del centinaio. Freyberg sostiene che si tratta di un numero a due cifre. Ma non fornisce i nominativi
degli irregolari.
Con il trascorrere dei mesi si mettono in campo nuove procedure per segnalare operazioni sospette da
trasmettere automaticamente al direttore generale della banca Rolando Marranci e contemporaneamente ad
un risk manager nella persona di Antonio Montaresi. Quotidianamente l’organo di controllo vaticano,
l’Autorità di informazione finanziaria (Aif), riceve il registro dei depositi in contanti superiori ai diecimila
euro e l’elenco delle transazioni effettuate dallo Ior.
Punti deboli del sistema Ior sono stati storicamente i conti esterni e poi i conti individuali del clero, sulle cui
movimentazioni (anche se spesso di ammontare non particolarmente cospicuo) fonti interne dello Ior
ammettono un notevole tasso di irregolarità. Resta infine il problema delle firme delegate. La possibilità di
preti prestanome per transazioni poco chiare è uno dei motivi perché lo Ior sia appetito come canale di
operazioni di riciclaggio.
Freyberg ha fatto redigere un manuale, che prescrive dettagliatamente le procedure che il personale della
banca deve seguire per monitorare clienti, delegati, depositi, donazioni e ogni tipo di operazione.
Il 28 giugno viene arrestato un prelato vaticano, capo del servizio contabilità dell’Apsa (Amministrazione del
patrimonio della sede apostolica). Si chiama Nunzio Scarano, è di Salerno e in città è conosciuto come
“monsignor 500” per l’abitudine di proporre ad imprenditori amici uno scambio: mazzette di banconote da
cinquecento euro in cambio di assegni circolari da cinque a diecimila euro. La procura di Salerno lo sta
indagando per riciclaggio. L’arresto avviene dopo un piano rocambolesco di importazione illegale dalla
Svizzera di venti milioni di euro in contanti. D’intesa con il broker finanziario Giovanni Carenzio –
ricostruiscono gli inquirenti – mons. Scarano si accorda con un ex appartenente ai servizi segreti italiani
(Aisi), Giovanni Maria Zito, che ha il compito di volare a Lugano con un aereo privato, ritirare i soldi e
riportarli in Italia. L’operazione non va in porto, benché Zito si rechi appositamente in Svizzera. L’ex 007
chiede a Scarano il compenso pattuito, riceve un primo assegno di quattrocentomila euro, poi ne chiede un
altro da duecentomila che il monsignore gli dà, ma poi blocca denunciandone lo smarrimento. Scatta la
denuncia per Scarano e l’imbroglio viene alla luce. Il prelato ha conti presso lo Ior, nel 2009 ha fatto uscire
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cinquecentosessantamila euro in contanti .
I particolari sulla sua vita riportano il Vaticano sotto i riflettori per lo spudorato intreccio di affari coperti
dalla tonaca prelatizia. Vocazione tardiva (prima faceva il bancario), definito un «consumato delinquente» dal
Tribunale del riesame, il sessantunenne Scarano riceve ogni mese sul suo conto un bonifico di circa ventimila
euro con la generica dizione «beneficienza» da parte dell’armatore Cesare D’Amico. In un’intercettazione
telefonica si vanta di aver ricevuto una commissione di 2,5 milioni di euro per far rientrare in Italia capitali
della famiglia D’Amico.
Nel 1999 ha comprato dalle Suore Piccole Operaie dei Sacri Cuori un palazzetto di due piani, nel pieno
centro di Salerno, per appena trecento milioni di vecchie lire. Successivamente acquista box auto, un
appartamento di sei stanze e, come riferisce «Il Mattino», diventa socio di tre società immobiliari. Chiamati
dallo stesso Scarano in seguito alla denuncia di un furto, i carabinieri gli trovano in casa una collezione d’arte,
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fra cui dipinti di De Chirico e Guttuso, e un crocifisso dell’altare di San Pietro di Gian Lorenzo Bernini .
Dalle intercettazioni si apprende che Scarano è legato a filo doppio con la direzione dello Ior. «Ti volevo dire
che ho avuto il permesso dalla direzione [dello Ior], per cui quando tu vuoi, ti faccio sapere per... quella
girata!», riferisce il monsignore ad un suo interlocutore. A proposito di richieste di informazioni sulle sue