Page 80 - Francesco tra i lupi
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attesa dei risultati dell’indagine . Poi lo rimuove.
Da quando è entrato in carica il papa ha già costretto a dimettersi i vescovi sloveni di Maribor (Marjan
Turnšek) e di Lubiana (Anton Stres) per un crack finanziario di ottocento milioni di euro. Francesco applica
il paragrafo 2 del canone 401 del codice di diritto canonico, dove si prevede la rinuncia di un vescovo che «per
infermità o altra grave causa risultasse meno idoneo all’adempimento del suo ufficio». In Camerun esce di
scena l’arcivescovo di Yaoundé, Simon-Victor Tonyé Bakot, dopo le proteste dei fedeli per la cattiva
amministrazione dei beni ecclesiastici. Radio vaticana riferisce di numerose operazioni immobiliari in cui
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era coinvolto. La diocesi di Yaoundé possiede il maggiore patrimonio immobiliare del Camerun .
L’Italia procura le maggiori preoccupazioni al pontefice a causa delle ambizioni affaristiche di molti
esponenti del clero. Francesco vede intorno a sé lupi rapaci e irresponsabili. Dopo la cattura di Scarano deve
assistere nel novembre del 2013 all’arresto del superiore dei Camilliani, Renato Salvatore, per una lotta di
potere che riguarda milioni di appalti e di fondi pubblici nella gestione di duecento ospedali sparsi nel mondo.
Il giorno del rinnovo delle cariche dell’ordine, grazie all’aiuto del fiscalista romano Paolo Oliverio – arrestato
a sua volta con l’accusa di riciclaggio a favore di esponenti della ’ndrangheta e della malavita – padre Salvatore
ha fatto sequestrare due confratelli in modo da impedire che potessero votare contro la sua rielezione. Oliverio
si serve di due finanzieri a lui devoti, che organizzano un finto controllo di polizia giudiziaria portando i
reverendi Rosario Messina e Antonio Puca negli uffici della guardia di finanza a Roma, dove li trattengono
simulando un finto interrogatorio. Il piano è svelato dalle intercettazioni: «Allora lunedì tu te ne vai a pigliare
’sto cazzo di prete – dice Oliverio ad uno dei militi – e lo porti alla guardia di finanza... e lo facciamo stare là 3-
4 ore». Il giudice per le indagini preliminari rileva che padre Salvatore è stato rieletto con uno «scarto di soli
due voti... grazie all’assenza dei due prelati». Il giorno della votazione «è costantemente in contatto con Paolo
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Oliverio» .
Oliverio, il fiscalista al quale il superiore dei Camilliani si è completamente affidato, è il tipico faccendiere
attivissimo nel relazionarsi con esponenti degli affari, delle istituzioni e del mondo ecclesiastico. Nei suoi
computer gli inquirenti trovano tracce di contatti con alti prelati, funzionari dei servizi segreti, imprenditori e
politici. È una palude che si apre dinanzi a Francesco. Il papa argentino non si è mai fatto illusioni sulla fragilità
delle persone tentate dal potere, ma in ultima istanza tutte le vicende ricadono sul Vaticano.
Nel 2013 arriva alla fase finale un altro grande scandalo: la bancarotta dell’Istituto dermatologico italiano
(Idi), gestito dalla congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione insieme all’ospedale San Carlo di
Nancy. L’origine di queste opere risale come sempre allo slancio caritativo disinteressato di grandi personalità
cattoliche: nei primi anni dell’unità d’Italia Luigi Maria Monti portò la congregazione dei Concezionisti a
occuparsi dell’educazione della gioventù orfana bisognosa. Così nacquero istituti e ospedali in varie parti
d’Italia.
Un secolo dopo, l’impresa scricchiola. Nel 2003 la posizione finanziaria dell’Idi si aggrava, ma è sottaciuta
dai dirigenti. Otto anni dopo il crack diventa ufficiale. I millecinquecento dipendenti non ricevono più
regolarmente lo stipendio. Si parla di un deficit tra i quattrocentocinquanta e i seicento milioni di euro. Il 18
febbraio 2013 il cardinale Bertone, pochi giorni dopo le dimissioni di Benedetto XVI, affida la gestione
straordinaria dell’ente al cardinale Giuseppe Versaldi, responsabile della prefettura degli Affari economici del
Vaticano. Il 30 marzo 2013 il governo nomina tre commissari per l’amministrazione straordinaria dell’Idi.
Il 4 aprile 2013 padre Franco Decaminada, fino al 2011 consigliere delegato dell’Idi, viene arrestato insieme
all’ex direttore amministrativo dell’istituto Domenico Temperini e a un consulente della congregazione,
Antonio Nicolella, ex agente dei servizi segreti (Sismi). Nega ogni responsabilità, si dichiara all’oscuro di
tutto. Le indagini accertano una «spoliazione» del patrimonio Idi per quattordici milioni di euro, di cui
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quattro nella disponibilità di padre Decaminada .
L’anno precedente, durante una perquisizione negli uffici dei Concezionisti in via della Conciliazione, gli
investigatori avevano verbalizzato che non venivano più versati sui conti Idi gli incassi giornalieri di sessanta-
settantamila euro e che in un’occasione Decaminada aveva effettuato in un’unica soluzione un «prelievo da 6
milioni e ottocentomila euro». Inoltre era emerso che «molti soggetti ricevono dall’Idi pagamenti mensili quali
dipendenti pur non avendo mai lavorato in ospedale ed essendo ignote le mansioni svolte all’interno della
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struttura» .