Page 43 - Francesco tra i lupi
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tragedia dei sette morti e delle decine di naufraghi, aggrappati per ore alle gabbie di allevamento dei tonni – il
papa ha augurato a una cinquantina di profughi musulmani che in tempo di Ramadan il loro digiuno religioso
porti «abbondanti frutti spirituali».
Francesco non ama molto viaggiare. Lampedusa è stato volutamente il primo dei suoi viaggi fuori Roma. La
messa nel piccolo campo sportivo è stata celebrata su una barca, che faceva da altare. Il calice di legno usato
durante il rito e il pastorale di legno in mano al pontefice erano intagliati dai resti di un barcone della morte. Il
papa non era assistito da un cerimoniere, durante l’omelia Francesco reggeva da solo il microfono come tante
volte nella sua vita di vescovo in Argentina. «Benvenuto tra gli ultimi» recitava un cartello esposto sul muro di
una casa. Più amaro un altro: «Il papa porta speranza, i politici mangiano». O fanno promesse spudorate. L’ex
premier Berlusconi, giunto nel 2011, aveva prospettato la sospensione delle tasse, una promozione
straordinaria del turismo, la creazione di una zona franca e poi casinò e campi da golf e in sovrappiù la
candidatura dell’isola a premio Nobel per la pace.
A Lampedusa Francesco parla un linguaggio scabro. «Ho sentito che dovevo venire qui a pregare – afferma
durante la messa – ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta più». E a
voce bassa soggiunge: «per favore...». L’omelia è tra le più vibranti del pontificato. «Tanti di noi, mi includo
anch’io, siamo disorientati, non siamo più attenti al mondo in cui viviamo. Chi è il responsabile del sangue di
questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro... Ma Dio chiede a
ciascuno di noi: “Dov’è il sangue del tuo fratello che grida fino a me?”... Abbiamo perso il senso della
responsabilità fraterna». Francesco descrive un mondo in cui ognuno è racchiuso nella sua illusoria «bolla di
sapone», che alimenta l’indifferenza verso gli altri, anzi la «globalizzazione dell’indifferenza». Il papa invita a
piangere sulla crudeltà diffusa nel pianeta, «anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-
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economiche, che aprono la strada ai drammi come questo» .
I viaggi verso cui istintivamente è più portato si svolgono nei luoghi della sofferenza. Ad Assisi – città che
non aveva mai visto – inizia il pellegrinaggio di mattina presto, arrivando alle sette e mezza all’Istituto Serafico
per portatori di handicap. Per oltre un’ora accarezza, bacia, stringe un centinaio di disabili plurimi. Ragazzi e
adulti dai corpi segnati, che «non parlano, non sentono, non votano» e perciò sono dimenticati dalla società,
afferma la presidente dell’Istituto Francesca Di Maolo.
Il papa, zucchetto di traverso, passa e ripassa tra i ricoverati e si ferma davanti ad ognuno. Membra contorte
dallo spasimo, corpi chiusi nell’autismo, occhi spenti, teste che oscillano ossessivamente. Per Francesco
parlano le mani. Le sue dita afferrano braccia protese, scompigliano a lungo capelli, carezzano guance,
cingono spalle, tracciano minuscoli segni di croce su fronti scosse da brividi. Fermato da un bambino
autistico, il papa accompagna pazientemente i gesti del piccolo che meccanicamente scontra una contro l’altra
le palme delle mani. Trascorrono i quarti d’ora e la sala comincia a risuonare senza tregua di urla, gemiti,
ruggiti. Francesco si muove lentamente da una sedia all’altra. Quando non può parlare, trasmette la sua
vicinanza corpo contro corpo.
110 S. Le Bars, «Le Monde», 6.10.2013.
111
«Asca», 18.12.2013.
112
Francesco, Benedizione urbi et orbi, 25.12.2013.
113
E. Olmi, Lettera ad una Chiesa che ha dimenticato Gesù, Piemme 2013.
114 N. Moretti, Habemus Papam, 2013.
115
Francesco, A. Spadaro, «La Civiltà Cattolica», 19.09.2013.
116
A. Carrara, «www.ecodibergamo.it», 9.03.2013.
117
Francesco, A. Spadaro, «La Civiltà Cattolica», 19.09.2013.
118 Ibid.
119
G.G. Vecchi, «Corriere della Sera», 20.11.2013.
120
Francesco, Udienza generale, 6.07.2013.
121
Ibid.
122 Francesco, «www.radiovaticana.va», 4.10.2013.
123
«L’Osservatore Romano», 3.12.2013.