Page 34 - Francesco tra i lupi
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Vaticano. Un altro italiano fa da segretario, Marcello Semeraro, ex vescovo di Albano. Nell’organismo si
ritrovano alcune personalità, tra cui Monsengwo, attive in conclave per realizzare la svolta della sua elezione.
La novità di un consiglio della corona affiancato al pontefice è così dirompente, che il portavoce vaticano
Lombardi si affretta a chiarire che si tratta unicamente di un gruppo di lavoro, tale da non sminuire il ruolo
della curia. Ma il testo che annuncia le nomine va molto al di là. Gli otto cardinali, è scritto, avranno il
compito di studiare una riforma della curia nonché di «consigliarlo nel governo della Chiesa universale». È il
primo passo per attuare la collegialità.
Passano cinque mesi e Francesco fa un altro passo in avanti. Il 28 settembre istituzionalizza la novità. Si
chiamerà «consiglio dei cardinali» e la sua funzione viene ulteriormente precisata. Il suo compito – dice
espressamente il papa – è di «aiutarmi nel governo della Chiesa universale». Il papa si riserva di strutturarlo
secondo nuove esigenze, il numero dei membri potrà aumentare. Francesco vuole accanto a sé un organo
consultivo permanente, in diretta rappresentanza dei vescovi del mondo. Si tratta, sottolinea esplicitamente,
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della realizzazione di «suggerimenti» avanzati durante le riunioni generali dei cardinali prima del conclave .
Di fatto è la premessa per superare il modello ecclesiale di monarchia assoluta e darle una struttura
comunitaria, in cui gli episcopati possano partecipare alla determinazione delle strategie della Chiesa cattolica
nell’era contemporanea, incluso il modo di vivere la fede nella società attuale. Trascorsa l’estate, il papa
imprime alla svolta un’accelerazione. Il consiglio dei cardinali viene convocato in rapida successione
nell’ottobre e nel dicembre 2013 e poi nel febbraio 2014. Tra i primi problemi discussi: la redazione di un
nuovo statuto per la curia, con una revisione radicale dell’organizzazione, e la decisione di affrontare in un
sinodo di vescovi tutta la tematica della famiglia, della contraccezione, della sessualità e delle relazioni tra
persone dello stesso sesso.
Francesco non è solo una personalità carismatica, è un politico. Il suo metodo di lavoro è basato sull’ascolto e
sulla valutazione attenta delle diverse proposte. Nel suo primo anno di pontificato non si prende vacanze.
Rinuncia alle trasferte nei paesini delle Alpi, care soprattutto a papa Wojtyla, e persino nel mese di agosto
rinuncia ad un vero periodo di riposo nella villa papale di Castel Gandolfo. È come se sentisse che il tempo a
sua disposizione avrà un limite.
I primi mesi di governo li trascorre in consultazioni sistematiche con tutti gli organismi di curia e i
rappresentanti delle principali organizzazioni cattoliche. Maria Voce, la presidente dei Focolari che ha modo
di incontrarlo in quel periodo, ne ricava la percezione di una personalità «molto mite, dotata al contempo di
una straordinaria forza di carattere. È prudente, non fa azzardi, ma se sente l’ispirazione della volontà di Dio va
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fino in fondo» .
Un politico, un uomo di governo, deve essere flessibile. Francesco ha come priorità il rimodellamento della
curia, ma di fronte ai danni continui che vengono alla Chiesa da scandali finanziari affronta senza rinvii la
questione del denaro. Nel pieno dell’estate 2013 crea un pacchetto di organismi per fare trasparenza e rivedere
le spese. Il 24 giugno nomina una commissione d’inchiesta sull’Istituto per le opere di religione: la banca
vaticana dovrà «armonizzarsi» con la missione della Chiesa. Ne fa parte anche la professoressa statunitense
Mary Ann Glendon, prima donna a guidare una delegazione diplomatica della Santa Sede – alla conferenza
Onu sulle donne di Pechino nel 1995 – già presidente della pontificia Accademia delle Scienze, poi
ambasciatrice degli Stati Uniti presso il Vaticano durante la seconda presidenza di George W. Bush.
Un mese dopo, il 18 luglio, nasce una commissione per la «semplificazione e razionalizzazione» delle
strutture economico-amministrative della Santa Sede, con l’obiettivo di contenere costi e spese. L’8 agosto
viene varato un «comitato di sicurezza finanziaria» per controllare l’eventuale riciclaggio di denaro sporco in
tutti i settori del Vaticano. L’organismo è affidato all’americano mons. Brian Wells, assessore agli Affari
generali della segreteria di Stato, e riunisce rappresentanti delle principali strutture della Santa Sede: la
prefettura degli Affari economici, il governatorato, la procura vaticana, l’Autorità di informazione finanziaria
(Aif), i servizi di sicurezza.
Nella composizione dei nuovi organismi il pontefice segue una strategia inclusiva. Bergoglio non crea una
cordata argentina o gesuita o di soli amici del neo-eletto. Consapevole di lavorare per una profonda riforma
delle strutture e del profilo della Chiesa – una rivoluzione, la considerano sostenitori e avversari – il papa sa di
dovere dare alle sue innovazioni una base di coinvolgimento e di consenso più larga possibile. Nel consiglio